martedì 2 novembre 2021
“SettimoPiano” sa che in Rai nulla è come appare e dietro la calma ossequiosa nei confronti dell’Ad Carlo Fuortes, dopo le sue dichiarazioni sui partiti fuori dalla Rai, cova il malessere di alcune forze della maggioranza che invece in Rai sanno che i partiti ci sono eccome, ma quelli degli altri.
Con il pacchetto di nomine di Corporate che l’amministratore delegato ha realizzato in due tranche, il Partito democratico domina la Rai “neanche fosse l’unico partito di governo” (si mormora dalle parti del Cda). Fuortes ha praticamente consegnato il funzionamento dell’azienda a uomini “graditi” al Nazareno: nella fondamentale Direzione Produzione, in Direzione Finanza, a capo del suo stesso staff, alla Comunicazione, all’Ufficio Stampa della Rai e persino al Cerimoniale, siedono ora uomini e donne in comunione di spirito con il partito di Enrico Letta (ma anche in sintonia con Matteo Renzi). Finché è la Corporate, ci si può appellare al profilo tecnico. Ma ora che si toccheranno le nomine editoriali la tensione dei partiti è altissima. Anche perché è evidente che la sinistra avrà in mano il controllo della Rai anche con le nuove Direzioni di Genere: le potentissime Direzioni Prime Time (Stefano Coletta) e DayTime (oggi assegnata formalmente al grillino Franco Di Mare ma destinata a passare in area Pd), la fondamentale Direzione Fiction (Maria Pia Ammirati), la Direzione Cultura (Silvia Calandrelli), Direzione Kids (Luca Milano).
Anche sulle testate giornalistiche il dominio della sinistra è incontrastato: oltre al Tg3 (Mario Orfeo), RaiNews24 (Andrea Vianello), in area quirinal-piddina dovrebbe finire il Tg1, potrebbe finire la Tgr (come abbiamo raccontato qui) e persino la nuova Direzione Approfondimenti (nel caso però che il destinato fosse Mario Orfeo, il Tg3 potrebbe andare in quota 5 Stelle).
Alla Lega rimarrebbe la ridotta del Tg2 di Gennaro Sangiuliano e la Direzione Distribuzione con Marcello Ciannamea la cui funzione è poco diversa dall’attuale Direzione Palinsesti. Mentre ai Cinque Stelle la Direzione Documentari e il GrRadio (sempre se la direttrice contiana Simona Sala, apprezzata da Sergio Mattarella e con un passato piddino e anti-leghista non fosse il nome di sintesi Pd/M5S adatto per il Tg1).
Ma in questo puzzle c’è una variabile da non sottovalutare: Fratelli d’Italia. Dopo l’estromissione clamorosa dal Cda Rai, che per la prima volta nella storia lascia fuori l’opposizione dagli organi di gestione dell’azienda, Mario Draghi e Carlo Fuortes saranno costretti a fare i conti con il rispetto del pluralismo informativo e culturale, cardine del contratto di servizio.
E a “SettimoPiano” sanno che non è mai successo che l’opposizione (oggi anche primo partito italiano) non avesse almeno una direzione di testata ed una editoriale. Un nodo, quello di FdI, che dovrà essere sciolto. Bisognerà capire a scapito di chi.
di Massimo Ascolto