Quirinale, la corsa di Draghi trova ostacoli a sinistra

mercoledì 27 ottobre 2021


Mario Draghi è il candidato naturale alla presidenza della Repubblica. “Avanti con il premier, con convinzione”, ha detto ieri Enrico Letta alla direzione del partito. Eppure, nonostante l’afflato governista, sono proprio i dem a mostrarsi più cauti sul trasloco di Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale. Il segretario punta decisamente ad un bis di Sergio Mattarella. Ogni altra ipotesi risulterebbe pericolosa per la tenuta della riottosa flottiglia democratica. Anche perché il sogno recondito degli ulivisti più oltranzisti è riproporre la candidatura di Romano Prodi. E non è del tutto esclusa la figura dell’ennesimo democristiano, il ministro della Cultura Dario Franceschini, “il più furbo di tutti”, secondo un esponente dem vicino all’ex leader Matteo Renzi. In buona sostanza, la vulgata secondo cui il Pd sia “il partito di Draghi” appare, al momento, solo una semplificazione politica. La realtà è molto più complessa.

D’altro canto, Matteo Salvini e Giorgia Meloni pare abbiano aperto, ma in maniera strumentale, alla candidatura di Draghi. Un fatto è certo: il nome dell’ex presidente della Bce troverebbe consensi bipartisan solo in caso di rassicurazioni sulla data delle prossime Politiche. Non va del tutto esclusa la “carta” Silvio Berlusconi. Il Cavaliere cerca di realizzare il proprio sogno: il Quirinale. Ma dopo la débâcle del centrodestra alle Amministrative, la corsa al Colle pare un’impresa ardua. Almeno in questa fase di estremo tatticismo.

L’appuntamento dell’elezione del capo dello Stato ridesta, in tutti i partiti, guerre intestine mai sopite. Un altro giocatore al tavolo della partita sul Colle è Giuseppe Conte. In teoria, il giocatore più importante, tenuto conto che guida il partito di maggioranza relativa. Il Movimento cinque stelle, seppure falcidiato da defezioni, fughe, mini scissioni ed espulsioni, risulta ancora il più rappresentato in Parlamento. Il ragionamento che fa l’ex premier con i collaboratori più stretti riguarda le elezioni nel 2023. Secondo Conte, i grillini, con  Draghi a Palazzo Chigi, rischiano di subire un ridimensionamento fatale. I partiti che lottano tra loro mentre Draghi guida l’esecutivo è un “metodo” che creerebbe nocumento alla creatura di Beppe Grillo. Pare che l’analisi dei flussi elettorali commissionata dal M5s abbia rilevato come causa dell’alto astensionismo del voto nei Comuni proprio la presenza di Draghi a Palazzo Chigi. Ergo, promuovere il premier al Quirinale è una possibilità che potrebbe essere presa seriamente in considerazione dall’ex “punto di riferimento dei progressisti italiani”, secondo la sfortunata previsione di Nicola Zingaretti.


di Mino Tebaldi