giovedì 7 ottobre 2021
Covid arretra, Greta torna, come previsto. E con lei va in tripudio il pensiero rasoterra. Destra e sinistra sono ormai espressioni geografiche, come l’Italia secondo Klemens von Metternich. Ora le contrapposizioni si fanno riempiendo calderoni con roba eterogenea che non si studia né si analizza. Si sostiene e basta. In questo la sinistra, colta per autodefinizione, ora deve accettare di battersi usando argomenti banali che nulla hanno a che fare con concetti neppure vagamente ispirati ai Gramsci.
Alla storia, alla filosofia, alla stessa politica ora si sostituiscono, slogan che diventano sottintesi mai intesi, perché lo scopo è proprio quello di non fare intendere, ma creare gruppi, ammassi, intorno a parole chiave. Il “bla bla” di Greta è solo l’ultima. E ha un futuro, come tutti i tormentini. Perché siccome pacchi di voti fanno comunque governare, ecco che alla fede si sostituisce Fedez, e il Draghi salva-Italia non può evitare di ascoltare l’automa svedese, impegnata a recitare il breve karma che le hanno inserito con una chiavetta usb. Da pochissimi byte.
Che cosa pensa l’unico politico italiano stimato dal mondo mentre guarda questo esserino intercontinentale? Non pensa nulla, perché il suo incontro è una forca caudina talmente oltre da non meritare neppure una reazione mentale: il cervello di Mario non gira mai a vuoto. Sotto altra forma è tornata quella che un tempo era chiamata la maggioranza silenziosa. Un consenso automatico, al contatto con parole come “pianeta”, “sostenibile”, “energia pulita” (al consumo, non certo alla fonte).
Nulla di nuovo rispetto alle frasi fatte dei politici politicanti: per la patria, al servizio del cittadino, riforme democratiche, per il bene del Paese. Chi non ha profondità di pensiero si lamenta e chiede un cambiamento sempre e comunque. Qualcuno che lo offre è sempre pronto: tutti i manifesti elettorali contengono la parola “cambiare” così come, ad esempio, in Portogallo, “mudar”. Non importa in quale direzione, se in meglio o in peggio. E non importa nemmeno se i più grandi innovatori a parole, appena eletti, hanno imboccato strade clientelari, parentali, si sono fatti riprendere su un autobus il primo giorno e poi dal secondo cortei di auto blu. Viviamo di flash, il primo è quello che conta e regge una legislatura, finché qualcun altro propone di cambiare i cambiatori, e poi ancora.
Così gli avvenimenti trasformano le nostre facce in emoticon: torna Greta, vuol dire che il virus non c’è più. Evviva il simbolo Greta, che purifica e galvanizza il mondo rattristando solo i commercianti, i quali non vendono più mascherine-ricordo di Nizza o di Siviglia. Quelle di Stoccolma non esistono: c’è già lei ad attirare capitali, mica spiccioli.
di Gian Stefano Spoto