sabato 25 settembre 2021
Capitolo settimo
Roma: scienza e futuro
Roma ha 17 università, 200mila iscritti, oltre 50 musei, diverse prestigiose Accademie e un professore della Sapienza entrato nella nomination al Premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi. Materiale sufficiente per riconsiderare l’idea che la nostra città sia solo movida violenta, barboni e immigrati ma un luogo di studio e di ricerca di livello internazionale. Allora applichiamo la logica e formuliamo una ipotesi di ricerca: perché con tanti cervelli a disposizione in tutti gli ambiti del sapere non si riesce a trovare una soluzione per i problemi della Capitale? Certo la domanda può apparire ingenua e forse lo è o lo vuole essere. Si dice che l’università è lontana dal Campidoglio almeno quanto lo è dall’industria ma dovrebbe essere l’Amministrazione Comunale a muoversi sistematicamente verso questo prezioso patrimonio che è a portata di mano. Tanto per conservare un tono “dotto”, tutti sappiamo che fino al 1870 Roma è Stato Pontificio e Città Santa.
La conquista di Roma da un punto di vista militare non fu troppo cruenta ma l’atteggiamento e gli interventi concreti nell’affermare le nuove idee furono determinati e duri. Addirittura si cambia il conteggio degli anni partendo non dalla nascita di Gesù ma dalla fondazione di Roma. Quintino Sella dopo il 2.623, secondo il nuovo calendario, propone per la Capitale d’Italia l’idea di una città della scienza da contrapporre alla fede e alla superstizione. Eppure la Roma papalina una università fondata nel 1303 e in seguito con sede nella zona tra Piazza Navona e il Pantheon, dove oggi c’è l’Archivio di Stato. Non a caso la chiesa è detta Sant’Ivo alla Sapienza del Borromini. Poco distante c’era poi il Collegio Romano, centro di studi e sede di quello che si ritiene il primo museo al mondo, la “galleria delle curiosità” costituita dal gesuita Athanasius Kircher nel 1651. Fino al 1870 l’orologio del Collegio segnava l’ora ufficiale delle terre papaline.
Torniamo alla scienza di oggi e facciamo due calcoli:
1) Durante il periodo di lockdown, con la circolazione delle auto drasticamente ridotta, i livelli di inquinamento non sono dimininuiti.
2) Se guido alla ricerca di un parcheggio per un’ora spendo meno di quanto mi costerebbe una multa per divieto di sosta. Risultato: gran parte dell’inquinamento dipende probabilmente dagli impianti di riscaldamento e da quelli di produzione mentre poter lasciare la macchina più facilmente diminuirebbe l’intensità del traffico.
I risultati della ricerca scientifica italiana sono in grado di offrirci veicoli che vanno ad idrogeno; metodologie in grado di catturare, trasportare e riutilizzare la CO2, l’anidride carbonica; di sostituire i contenitori con la bioplastica derivata da sostanze vegetali; di utilizzare vernici che assorbono gli inquinanti. Nella metropoli dove hanno vissuto Ettore Majorana e Enrico Fermi, a Via Panisperna, e Guglielmo Marconi, in una traversa di Via dei Condotti, si potrebbe mettere a disposizione per esperimenti su larga scala edifici e impianti gestiti direttamente dal Comune, magari con progetti pilota come può essere il treno Roma-Ostia alimentato a idrogeno, che coinvolgano le tante università e i tanti studenti che hanno voglia di fare qualcosa di concreto per l’ambiente. Abbiamo scoperto quale gigantesco valore economico possa avere il brevetto di un vaccino, la produzione di igienizzanti o di mascherine. Pensiamo a creare le condizioni migliori perché la ricerca italiana e internazionale scelga di lavorare nella capitale e arricchirla, in senso economico e di prestigio, come già avviene per le scienze del restauro, artistico e architettonico, che sono riferimento e modello per tutto il pianeta.
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di Quintino Di Marco