Delta Force for Peace: Per una Nato mondiale disarmata

mercoledì 8 settembre 2021


Ma, l’Europa ora che fa? Orfana degli Usa, cioè del Pantalone storico che pagava i nostri conti della difesa comune (tipo: facciamo parte dello stesso Codominio, cioè l’Occidente, però ci auto-esentiamo dal pagare le relative rate pro-quota millesimale), dovremmo, da domani 11 settembre, metterci finalmente le mani in tasca, e non solo. Per difenderci davvero da soli, infatti, servirebbe o una vera coscrizione obbligatoria, spendendo una fortuna per la formazione qualificata di milioni di reclute, oppure coltivare un esercito professionale molto più ristretto per numero di effettivi, ma avulso dalla partecipazione popolare. Ora, è chiaro a tutti che l’Europa ha perso lungo la strada la propria anima cristiana, non essendo più in grado di sacrificare un solo suo soldato per difendere gli “altissimi” valori dei diritti umani, preferendo delegarne la difesa a qualche nuovo lanzichenecco, meglio se siberiano e ancora di più se persiano. Lo si è visto contro l’Isis, in Libia e in Siria dove si sono lasciati semplicemente decimare i curdi musulmani che avevano difeso gli interessi dell’umanità con la loro vita, e si è assistito semplicemente impotenti allo sterminio di centinaia di migliaia di civili nelle guerre civili irachena, libica e siriana. L’Islam prevarrà sempre su di noi perché i suoi fanatici sanno morire (e parimenti uccidere) nel nome di Dio, mentre noi speriamo sempre di comprare la loro benevolenza offrendo (o ricattandoli con il) denaro.

C’è da chiedersi, in tutta onestà, che cosa sarebbe accaduto se Hitler, anziché nel 1939, fosse oggi alle porte di Parigi, Roma e Bruxelles con le sue divisioni corazzate. Quale sarebbe oggi la risposta di un’Europa pacifista a oltranza? Probabilmente, anzi certamente, il Fuhrer si vedrebbe consegnare le chiavi delle città senza combattere, grazie all’isolazionismo americano. E c’è da credere che le cose andrebbero proprio così alla luce di quando è accaduto negli ultimi 70 anni. Ma, forse, non tutto il male viene per nuocere. Perché se di pace si può anche morire, grazie all’ignavia dei governanti e alla pusillanimità dei loro cittadini, è anche vero che dal motto evangelico “ama il prossimo tuo come te stesso” si può trarre la pietra filosofale che salvi la faccia all’Europa e all’intero Occidente. Come? Inventandosi di sana pianta una Super-Nato “disarmata”, come potrebbe essere una Delta Force mondiale di Protezione civile. Lo schema (senz’altro vincente) da proporre al resto del mondo, in grande sintesi, dovrebbe essere il seguente. Poiché le disgrazie e i cataclismi che sconvolgono intere regioni della Terra, essendo delle pure forze di natura, prescindono da qualsiasi credo religioso o ideologia politica, allora si potrebbe costituire un esercito multietnico con giovani medici, ingegneri, tecnici ed esperti di ogni tipo provenienti da tutti i continenti.

Si può immaginare quale sarebbe, ovunque, l’accoglienza riservata a questo esercito di pace di decine di migliaia di giovani donne e uomini di tutte le etnie e nazionalità, che porterebbero umanità e soccorso disinteressato a tutte le popolazioni in condizioni di estremo bisogno. I loro aerei, navi ed esercito disarmati sarebbero accolti da benedizioni, anziché dal fuoco della contraerea! Nessuno potrebbe rifiutare alla Delta Force for Peace basi logistiche, mezzi di supporto e finanziamenti, con strutture di comando miste e paritarie tra governi in carica oggetto dell’assistenza e responsabili tecnici del soccorso internazionale super partes. E tutto il mondo, senza distinzioni, vedendoli operare (e, alle volte, anche sacrificare la vita come purtroppo accade nelle vere emergenze civili) nell’interesse dell’umanità coglierebbe nelle loro divise quel volto della libertà cooperativa che sarebbe l’esatto opposto dell’individualismo. Tra l’altro, questo tipo di Nato per tutti potrebbe provvedere trasversalmente a concretizzare il concetto di Nation Building (fuori da ogni logica folle di esportazione della democrazia), ricostruendo in tutti i Paesi falliti del mondo le reti infrastrutturali distrutte o inesistenti, come sistemi fognanti, centrali elettriche, plessi ospedalieri, scuole, strade e grandi spazi comuni collettivi, senza nessuna impronta imperialista e, tanto meno, coloniale.

Ovviamente, in quest’ultimo caso della ricostruzione fisica e materiale delle Nazioni, spetterebbe a contingenti ad hoc delle Nazioni Unite di garantire la sicurezza degli operatori della Delta Force, con regole di ingaggio antiguerriglia, identiche a quelle utilizzate negli scenari in cui occorre far fronte a milizie irregolari che impediscono, per ragioni innominabili, la presenza di unità esterne per il soccorso alle popolazioni civili colpite. La Delta Force (in cui le lingue di lavoro sarebbero l’inglese e lo spagnolo, in quanto le più diffuse nel mondo) diverrebbe, a tutti gli effetti, una sorta di melting pot all’americana offrendo l’opportunità concreta a centinaia di migliaia di giovani qualificati, e impegnati per un tempo determinato nel servizio civile internazionale, di costruire tra di loro relazioni e rapporti permanenti (una sorta di Ena degli ex!), anche una volta avvicendati nel servizio. La Delta, cioè, funzionerebbe da relais nella catena della solidarietà fattuale mondiale per lo scambio costante di esperienze e di kow-how, per quanto riguarda gli aspetti permanenti di miglioramento dell’efficacia delle operazioni di soccorso in emergenza.

Ora, chiunque sia un veterano o un operatore in servizio della Delta non potrebbe mai prendere le armi contro i suoi colleghi, nel caso di un conflitto armato tra le Nazioni di appartenenza. Perché la pace non la si costruisce a parole ma con i fatti e con l’impegno sul campo. Possibile che la politica si dilani solo sul green pass?


di Maurizio Guaitoli