L’impegno di Souad Sbai contro l’infibulazione in Italia

martedì 7 settembre 2021


I dati sull’infibulazione in Italia sono allarmanti. Dall’inizio dell’anno le ginecologhe dei consultori familiari della provincia di Piacenza hanno visitato una decina di donne che avevano subito la mutilazione genitale femminile. Due bambine residenti a Piacenza portate in Africa all’inizio dell’estate dal padre per sottoporle all’infibulazione nel loro Paese di origine: lo ha rivelato venerdì il quotidiano Libertà, che ieri ha poi dato conto dell’arresto dell’uomo da parte dei carabinieri dopo la segnalazione dei medici dell’Asl aggiungendo un dato allarmante:

La notizia rilancia l’allarme sulla condizione in cui ancora sono costrette a vivere le donne immigrate in Italia, che spesso si trovano a essere sottomesse più qui che nei Paesi di origine, come attestano le richieste di aiuto che raccoglie ogni giorno Acmid-Donna, l’associazione presieduta da Souad Sbai. Che, dal luglio 2021, è responsabile del Dipartimento integrazione e rapporti con le comunità straniere presenti in Italia della Lega di Matteo Salvini.

Le seconde generazioni immigrate, soprattutto grazie ai social network, hanno acquisito una maggiore consapevolezza sui diritti delle donne, ma questo si scontra con le tradizioni di comunità retrive che vedono nell’occidentalizzazione delle figlie un affronto intollerabile, che nei casi estremi viene fatto pagare con la morte, com’è accaduto sempre in Emilia alla povera Saman Abbas, uccisa dallo zio. “La mutilazione genitale è severamente punita in Italia grazie alla legge Consolo – ha scritto la capogruppo di Forza Italia in Senato Anna Maria Bernini – ma occorre anche una grande mobilitazione sociale e culturale per impedire il ripetersi di questi abusi commessi da famiglie di immigrati in cui nei confronti delle donne vige un regime talebano”.

L’infibulazione è punita con la reclusione da quattro a dodici anni e la pena è aumentata di un terzo se la mutilazione viene compiuta su una minorenne, oltre che in tutti i casi in cui viene eseguita per fini di lucro, ma il deterrente penale non è sufficiente per chi riconosce come unica legge la Sharia e ritiene l’integrazione nella nostra cultura come un tradimento del Corano. Anche se una stima ufficiale è impossibile, oggi in Italia ci sarebbero almeno ottantamila donne infibulate, e qualche migliaio le bambine a rischio ogni anno. Per evitare loro una mutilazione che le segnerebbe per tutta la vita, serve dunque una grande attenzione, prima che dei consultori, da parte delle maestre per cogliere i segnali di disagio delle alunne, ma in Italia sessanta bambine musulmane su cento sono costrette dai genitori ad abbandonare la scuola dell’obbligo dopo la quinta elementare per essere educate in casa secondo i precetti islamici.


di Redazione