mercoledì 30 giugno 2021
Maiorano insiste sulla Open Society
L’impegno di gran parte della magistratura italiana si concentra nelle indagini sui criminali e, soprattutto, sul perseguire chi abitualmente calunnia alta burocrazia e vertici istituzionali. In quest’ultimo caso le risposte degli organi inquirenti e giudiziari dovrebbero essere celeri e con evidente riscontro, perché il rischio è che o la cattiva Amministrazione (la cattiva politica) la faccia franca o che s’ampli in maniera irreversibile il cancro della sfiducia nei vertici dello Stato, costringendo sempre più le forze di polizia al fermo della gente di strada che manifesta disprezzo verso la classe dirigente. Situazioni già vissute nella Francia boulangista della seconda metà dell’Ottocento, dove il generale Georges Boulanger invitava platealmente a prendere a pesci in faccia gli alti dignitari.
Lungi dallo scrivente paragonare Beppe Grillo a Georges Boulanger: il generale francese rischiava personalmente la vita al fronte nella guerra franco-prussiana, mentre il Grillo nostrano ha semplicemente creato il “vaffa-day” e si è fatto una nuotata nello Stretto di Messina. Ma veniamo al punto: la magistratura dovrebbe appurare se la Open Society di George Soros abbia veramente finanziato tanto il grillismo quanto la Fondazione Open del manager Marco Carrai. Per scontato che i rapporti tra Gianroberto Casaleggio (fondatore della Casaleggio associati) e l’intelligence finanziaria di George Soros risalgano alla notte dei tempi, quindi siano ormai oggetto d’analisi storico-politica, ergo eventuale finanziamento al movimento sarebbe ormai prescritto.
Invece è recente la pubblicazione di due volumi che mostrano Marco Carrai come vero “puparo” della politica: entrambi scritti da Alessandro Maiorano, uno in italiano “L’usciere maledetto di Palazzo Vecchio” e l’altro in inglese “The cursed usher of Palazzo Vecchio”. Libri che hanno avuto tanta diffusione, anche all’estero, in cui si parla lungamente di Carrai e dell’inchiesta sulla Fondazione Open: nonché del fatto che la procura di Firenze avrebbe i riscontri delle indagini della Guardia di Finanza sui finanziamenti esteri alla politica incamerati dalla Open. Quest’ultima sarebbe secondo le fonti di Maiorano la filiazione (o succursale) italiana della Open Society di George Soros: quest’ultimo è il magnate statunitense (d’origine ungherese) che finanzierebbe tutti i partiti del mondo, soprattutto i nuovi movimenti e correnti in grado di destabilizzare gli stati.
Soros ha costruito il fondo occulto della Clinton (ove lavora il meglio di Black Rock), impegnato in operazioni finanziario-umanitarie, come in speculazioni insieme al misterioso fondo “Hedge Fund Bridgewater” (quello che ha scommesso sulla pandemia, ed annovera tra i suoi consulenti due componenti dell’Oms). Ma tutto questo è normale routine, non possiamo dimenticare che i sovietici finanziavano il Partito Comunista italiano e gli Usa la Democrazia Cristiana ed i partiti di Governo: qualcuno obietterà che si era in “Guerra Fredda”, che i soldi passavano da governi a partiti di Governo. Ma non possiamo dimenticare che, dimessosi Matteo Renzi, subentrava Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi: subito Soros viaggiava alla volta di Roma e veniva ricevuto da Gentiloni con la dignità che si deve ad un capo di Stato.
Soros e Gentiloni discutevano riservatamente per circa tre ore. I malevoli sostennero che il finanziare americano si sarebbe sincerato di persona che venissero rispettati gli accordi anche dal nuovo Governo. Se fosse vero che Marco Carrai è il referente italiano di Soros, allora si comprenderebbero i tanti timori ad indagare su chi eventualmente rappresenta in Italia l’intelligence finanziaria occidentale (la stessa che nel 1992 organizzava la riunione sullo yacht Britannia). Ma se Carrai non fosse il puparo (e Renzi e famiglia i suoi burattini), allora Alessandro Maiorano, uno dei suoi principali accusatori, dovrebbe subire misure restrittive.
Ma, dai riscontri forniti dalla Guardia di Finanza al professor Carlo Taormina, emergerebbero inspiegabili flussi finanziaria alla Fondazione Open. Intanto a Firenze sarebbe prossimo alle stampe “Il bandito di Firenze” di Alessandro Maiorano, in cui l’autore appellato da certi fiorentini come “bandito” o “pericolo pubblico numero uno”, torna a raccontare delle varie società di Marco Carrai con interessi dalla sicurezza alla cyber-security. Carrai è potentissimo, e la borghesia fiorentina evita anche di pronunciarne il nome, specie dopo che ha vinto ben due volte in Cassazione: vedendo per l’ennesima volta annullata l’ordinanza del Tribunale del Riesame che riteneva legittimi i sequestri della procura fiorentina. Marco Carrai risulta essere un imprenditore, il presidente di Toscana Aeroporti, il vertice della Fondazione Open… un lungo elenco d’incarichi e consulenze. Gli inquirenti fiorentini indagavano sul ruolo della Fondazione Open nella carriera di Matteo Renzi, dell’ex ministro Luca Lotti, della parlamentare Maria Elena Boschi, dell’avvocato Alberto Bianchi e di altre persone ancora. Ma dopo l’arresto dei genitori di Renzi e l’esame dei singoli casi, è parso a molti che il vero “puparo” sia Carrai, mentre gli altri solo pedine del potente uomo della Fondazione Open. Motivo che avrebbe spinto i pubblici ministeri fiorentini a notificare la proroga delle indagini sull’ipotesi di corruzione e finanziamento illecito alla politica. Secondo l’avvocato Taormina il successo di Renzi è dovuto all’incontro con Carrai: e per Taormina “Renzi è l’unico politico che sopravviverà a Draghi”.
I legali di Carrai, gli avvocati Filippo Cei e Massimo Dinoia, brindano al successo in Cassazione. Ma i pm fiorentini Luca Turco e Antonino Nastasi non sembra vogliano mollare le indagini sul “Giglio Magico” cominciate nel dicembre 2019. La vittoria di Carrai in Cassazione non sembra abbia sedato gli animi, all’orizzonte c’è già il nuovo confronto nei tribunali. Intanto il “Bandito di Firenze” (al secolo Alessandro Maiorano) torna a chiedersi se a capo dell’intesa tra le potenti massonerie bancarie di Toscana e Firenze non possa esserci il vertice della Fondazione Open. Soprattutto se i tentacoli delle massonerie bancarie non siano connessi con quelle della Loggia Ungheria.
Ma freniamo le ipotesi, i poteri chiedono rispetto e tutti con calma si cerca d’essere innocui spettatori. Anche perché sembra sia ormai sulla bocca di tutti la storia d’una politica suddita di logge ungheresi e gigli magici. E certi segreti non piacciono all’alta dirigenza. Non dimentichiamo che proprio da Firenze partì il provvedimento che chiuse per sempre il brigante meridionale Carmine Crocco nel carcere di Portoferraio… dove gli vennero sequestrate le memorie, che parlavano anche di accordi massonici per la nuova Italia unita ed indivisibile.
di Ruggiero Capone