mercoledì 23 giugno 2021
La Santa Sede ha ufficialmente chiesto al Governo italiano di ripensare, “rimodulare” il ddl Zan perché potrebbe configurare una violazione del Concordato, mettendo a rischio “la piena libertà” della Chiesa cattolica. È stato il diplomatico vaticano che tiene i rapporti con gli Stati, Paul Richard Gallagher, a far pervenire sul tavolo del ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio la posizione della Santa Sede e le sue intenzioni: “Sarò in Parlamento tutto il giorno, mi aspetto che me lo chiedano e risponderò in maniera ben più strutturata di oggi. È una domanda importante”.
Anche la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha speso due parole in merito tenendo un registro neutro per evitare di entrare nella diatriba italiana: “I Trattati europei – ha dichiarato – proteggono la dignità di ogni singolo essere umano e proteggono la libertà di parola, tra altri valori. E portare questi valori in equilibrio è un lavoro quotidiano nella nostra Ue”.
Molto più netto il presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, convinto che “Parlamento è sovrano e i parlamentari decidono in modo indipendente quello che vogliono votare”. D’altronde “il Ddl Zan è già passato alla Camera e adesso è in Senato – ha proseguito Fico – noi come Parlamento non accettiamo ingerenze. Il Parlamento è sovrano e tale rimane sempre”.
A lasciare uno spiraglio al dialogo e al confronto è invece il segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, che sembra abbia attivato già i canali diplomatici, nonostante l’auspicio di vedere approvata la legge: “Siamo pronti a guardare i nodi giuridici – spiega – siamo disponibili al dialogo, ma sosteniamo l’impianto della legge che è una legge di civiltà”.
Italia Viva, che ha sempre auspicato un confronto più ampio, per bocca di Ettore Rosato, manda un segnale: “Proviamo ad ascoltarle queste obiezioni di merito che sono arrivate, non solo dal mondo cattolico”.
E anche dal fronte della Lega arrivano parole nella direzione di una apertura al confronto: “Sul ddl Zan io sono pronto a incontrare Letta, anche domani”, dice Matteo Salvini. Sta di fatto che è la prima volta che il Vaticano si mobilita per chiedere la revisione di una legge italiana. La preoccupazione è che la libertà di espressione venga compressa dalle nuove norme e che non si possa più svolgere liberamente l’azione pastorale, educativa, sociale. Ma il pensiero del Papa va anche a quelle scuole cattoliche per i quali i genitori pagano una retta e che invece si dovrebbero “adeguare” a nuovi eventi e programmi che non sono soltanto di contrasto all’omofobia ma anche di educazione alla cultura gender e ad una concezione della famiglia che non coincide con quella della dottrina della Chiesa e delle Scritture. E che la Chiesa abbia molta influenza anche nelle decisioni inerenti la vita pubblica lo dimostra il no della Uefa allo “stadio arcobaleno” proposto dal sindaco di Monaco di Baviera per la partita Germania-Ungheria.
Ma il fronte è sempre più spaccato come dimostra l’iniziativa di 13 Paesi Ue contro la legge ungherese anti Lgbtq, alla quale solo in serata si è aggiunta l’Italia. In Parlamento il rischio è che l’intervento Vaticano affossi il ddl Zan. La maggioranza è spaccata, ma anche all’interno dei partiti emergono divisioni, a cominciare dal Pd, dove Enrico Letta è costretto a mediare tra le sensibilità dei cattolici e quelle più vicine all’attivismo Lgbtq.
di Luca Ceccaccio