giovedì 25 marzo 2021
Un parlamentare tunisino, Majdi Karbai, appartenente a un partito di tendenza social-democratico, “Courant démocratique”, in un intervento/interrogazione alla Camera dei deputati ha denunciato la situazione, estremamente critica, riscontrata nei Centri di espulsione italiani per i migranti tunisini in attesa di rimpatrio.
Secondo un articolo della testata “Tunisie Numerique” del 23 marzo, Karbai, facendo riferimento a fonti del ministero dell’Interno italiano, ha riportato che quasi 845 tunisini sono riusciti ad attraversare i confini italiani nell’ambito di operazioni di migrazione illegale nell’ultimo periodo, sottolineando che il Governo tunisino – nonostante tutto – considera l’immigrazione irregolare come un problema minore a scarsa priorità.
Si è quindi raccordato a quanto a lui riportato sulle condizioni di vita nei campi di “espulsione” italiani, in particolare citando le violazioni ai fondamentali diritti dell’uomo subite dai tunisini in questi centri. Argomento già portato all’attenzione delle autorità centrali tunisine, purtroppo rimasto senza seguito! Nello specifico, ricordando che la legge italiana vieta formalmente l’espulsione dei minori, il parlamentare ha sottolineato che molti giovani sono detenuti nei centri di rimpatrio italiani e che alcuni agenti della Polizia sono stati, in molte occasioni, “violenti e particolarmente aggressivi”, in particolare nei confronti degli immigrati di nazionalità tunisina. Majdi Karbai ha citato l’esempio di un minore tunisino, risultato positivo al Coronavirus per tre settimane consecutive, senza che i responsabili del Centro avessero mai preso decisioni di “isolamento” o “ricovero” per lo stesso. Ha chiuso il suo intervento dicendo che “queste cose neanche in carcere succedono!”.
Il deputato Majdi Karbai aveva già in passato portato all’attenzione pubblica tunisina, nel novembre scorso, lo scandalo di alcune tonnellate di “rifiuti tossici”, provenienti da Napoli e giunti nel porto di Sfax. Anche in quella occasione, il suo intervento alla Camera dei deputati fu sì incentrato sulla pericolosità e la non osservanza della normativa “ambientale” ma, nel lodare la giustizia italiana per il pronto intervento effettuato nel Paese, l’indirizzo primario fu dato a alcuni casi di “corruzione” dell’entourage tunisino, che convogliarono poi nelle dimissioni del locale ministro dell’Ambiente.
Certamente, la Tunisia ha una prospettiva culturale diversa da quella italiana, ma gli atti di violenza nei centri di espulsione italiani denunciati, in particolare sui minori, vanno approfonditi. L’Italia, a prescindere dalle differenti prospettive sui “migranti” tutt’ora in corso nel mondo politico, ha sempre svolto un ruolo di primo piano per il rispetto dei diritti dell’uomo, della donna, della famiglia e dell’infanzia. Sarebbe opportuno che di dette “violenze” se ne verificasse la veridicità.
(*) Delegato Anfe Italia in Tunisia
di Fabio Ghia