lunedì 15 marzo 2021
Nell’analisi politica le valutazioni basate sulla simpatia o sull’antipatia non sono certo un buon viatico. Tuttavia, a volte, le sensazioni epidermiche aiutano a capire con chi si ha a che fare. Per quanto mi riguarda, l’immagine di Enrico Letta è sonoramente segnata da una differenza spettacolare, che si può osservare ancora oggi su YouTube, fra il modo in cui riceve la fatidica campanella da Mario Monti, con tanto di sorrisi e abbracci, e il modo in cui, invece, dopo un anno la cede a Matteo Renzi. In quest’ultima occasione, Letta è visibilmente nervoso e, col volto scuro, cede rapidamente la campanella a Renzi allontanandosi repentinamente, come se già allora fosse prudente tenere distanze interpersonali ampie per evitare contagi. Non solo: dopo quel giorno Letta, come un ragazzino cui hanno rubato un giocattolo che riteneva “suo”, si dimette dal Partito Democratico e dal Parlamento per poi “rifugiarsi” in Francia. Insomma, una vera parodia dei tempi, ben più duri per alcuni uomini politici italiani, in cui valicare i confini era una necessità urgente, pena l’arresto o peggio.
L’abbandono della vita politica attiva in Italia con tanto sdegno, benché sia ovviamente un diritto, non mi pare il segno di un carattere e di una intelligenza in grado di guidare un partito sfasciato come il Pd, il quale sembra pronto a riservare, a chiunque ne divenga il segretario, ulteriori e improvvisi inviti a “stare sereno”, costringendo il malcapitato a dimettersi. Da allora sono passati vari anni e può darsi che Letta abbia capito che la politica non è il dominio delle buone maniere e chi la fa, di conseguenza, deve saper perdere e accettare che il sostegno che riceve oggi possa svanire domani, magari a causa della propria insufficienza, senza per questo irritarsi come si trattasse di un fatto personale, sbattere la porta e andarsene all’estero.
Del resto, il Pd oggi non è più in forma di ieri e le diatribe interne metteranno ancora una volta a dura prova sia la sua abilità politica, sia la sua tenuta psicologica. Sulla prima non si hanno indicazioni sicure dato che, nonostante il suo incarico presso una scuola di qualche rilievo, non risultano prove teoriche o pratiche di grande e indiscusso valore politologico. Sulla seconda, l’evidente propensione ad una certa garbata altezzosità da primo della classe, con annessa irritabilità, penso non garantisca, al Pd, alcun futuro particolarmente radioso. Ad ogni modo, la Francia è pur sempre raggiungibile con poche ore di treno.
di Massimo Negrotti