venerdì 12 marzo 2021
Molto probabilmente il successore di Nicola Zingaretti alla segreteria del Partito Democratico sarà Enrico Letta. L’ex-premier è stato oggetto di numerose pressioni ed infatti ha abbandonato il suo, per così dire, esilio parigino per fare rientro a Roma. Egli è stato richiamato alle armi dal partito e nella giornata di oggi dovrebbe sciogliere la riserva, accettando, è quasi certo, di prendere il posto del dimissionario Zingaretti.
Enrico Letta è sempre parso come un notabile della politica piuttosto grigio e prevedibile, non certo un trascinatore di masse. Ma il suo profilo culturale e la sua preparazione sono di un livello maggiore rispetto a quelli di Zingaretti e di altri dirigenti del Partito Democratico, e non solo perché conosce benissimo l’inglese. Questo è constatabile anche da chi è lontano dalla sinistra.
Sorprende però, o forse no, l’abitudine del centrosinistra italiano, in particolare del Pd, di usare, gettare, finanche maltrattare e poi riciclare nuovamente i propri leader. E questi ultimi, quasi sempre, rispondono con abnegazione alla nuova chiamata, anche dopo essere stati presi a pesci in faccia. Il principale killer politico, artefice della fine del Governo di Enrico Letta nel 2014, fu individuato nella persona di Matteo Renzi, allora neo-segretario piddino, ma l’invito a Letta a farsi da parte fu votato e condiviso dalla Direzione nazionale del Pd. La maggioranza del Partito Democratico isolò completamente il premier e di certo non lo difese dalle intenzioni bellicose di Renzi, quello dell’ormai storico “Enrico, stai sereno”.
Oggi il Nazareno, fattosi trovare impreparato di fronte alle dimissioni di Nicola Zingaretti e ancora a disagio per la fine ingloriosa del Governo giallorosso, chiede a Enrico Letta di tornare. La vicenda di Letta ricorda un po’ le passate vicissitudini di Romano Prodi, anch’egli usato e silurato più volte.
di Roberto Penna