Pd, un salvagente chiamato Letta

mercoledì 10 marzo 2021


Nel Partito Democratico cresce il pressing su Enrico Letta. Il suo nome piace alla maggioranza dem. La minoranza, quella degli ex renziani, non è entusiasta ma, visti i numeri in assemblea, non sembra intenzionata ad andare alla guerra, anche se frena ribadendo la richiesta di un congresso. Letta al momento rimane alla finestra, non ha ancora deciso. È preoccupato per la crisi del partito che ha contribuito a fondare, ma a chi gli sta vicino fa anche intendere che più emergono le divisioni, più si rende conto di quanto gli dia soddisfazione l’incarico all’Istituto di studi politici di Parigi. A suggerire ai dem un’urgenza di decidere sulla guida ci sono anche i sondaggi. Secondo quello dell’Istituto Swg per il tg di La7 in una settimana il Pd è diventato il quarto partito, scendendo al 16,6 per cento e, soprattutto, subendo il soprasso di Fratelli d’Italia (16,8%).

Nei prossimi giorni una soluzione va trovata, anche perché il gruppo di lavoro dem incaricato di organizzare l’assemblea non solo conferma che ci sarà, ma la restringe a un solo giorno – domenica – rispetto ai due (tutto il week-end) previsti in un primo momento. Si svolgerà “da remoto” e servirà “all’elezione del segretario nazionale del Pd” comunica la presidente del Pd, Valentina Cuppi. Su nome di Letta convergono i dem vicini a Nicola Zingaretti e al ministro Dario Franceschini, così come non ci sarebbe il veto dall’area guidata dal vicesegretario Andrea Orlando.

Fra gli ex renziani di Base riformista c’è meno entusiasmo. “Prima di parlare di nomi – spiega il deputato Andrea Romano – auspico che il segretario sia una figura nella quale tutto il Pd si possa riconoscere, in una fase così complessa non si può giocare con divisioni o forzature. In ogni caso, non si può rinunciare a una discussione di tipo congressuale. Le due cose vanno insieme”.

Anche nell’area che fa capo a Matteo Orfini il ragionamento non è troppo diverso: “Serve un segretario unitario in cui tutti possano riconoscersi, in vista di un congresso vero sulla linea politica da fare appena la pandemia lo consentirà”, chiarisce Francesco Verducci.

Chiedere che l’assemblea avvii la fase congressuale significa pensare più che altro a un reggente, per aprire la strada a un congresso da convocare nel 2022. Va da sé, invece – spiegano fonti di maggioranza – che un mandato a Letta non potrebbe essere “a scadenza”, che un suo impegno sarebbe a tutti gli effetti da segretario, e quindi fino al congresso già in programma nel 2023.

 


di Redazione