lunedì 1 febbraio 2021
Parliamoci chiaro, basta un minimo di buon senso per capire che l’unica strada per cambiare aria e clima, restituendo al Paese un po’ di fiducia, stabilità e credibilità nella politica e nelle istituzioni, sarebbe il voto, visto che il Conte ter nulla potrebbe fare se non in peggio rispetto al Conte bis. Insomma, sarebbe una gara tra peggiori, Conte bis e Conte ter, non solo perché ministro in più ministro in meno la coalizione resterebbe un’armata Brancaleone, ma perché ai giallorossi si aggiungerebbero un po’ di peones e transfughi, attenti solo allo stipendio fino al 2023 piuttosto che ai problemi collettivi. Per farla breve, il Conte ter rischia di essere un accrocco politico ancora più ipocrita e legato dalla volontà di gestire il potere, le nomine che verranno e soprattutto i 200 miliardi del Recovery, posto che si riesca a definirne piano e programma.
Del resto, un esecutivo nato dopo il can-can di Matteo Renzi per qualche poltrona in più, il cabaret dei peones dei transfughi e voltagabbana, la sfida da teatrino tra Conte e Italia Viva, dopo le minacce di rottura del Che Guevara grillino, Alessandro Di Battista e le scene indecorose dei passaggi al Senato, quale garanzia di coerenza, capacità e coesione potrà offrire in più rispetto al passato. Per non dire che i risultati del Conte bis sono stati pari a zero, perché l’Italia tra una scelleratezza politica e l’altra fatta di Dpcm, scostamenti, finanziarie, “Milleproroghe” e collegati, ha già bruciato 200 miliardi senza che l’economia, il clima di disagio, la fiducia dei consumatori, il prodotto interno migliorassero e se ne accorgessero appena. Insomma, se un governo di 20 ministri sbaglia tutto a cambiarne tre o quattro sotto minaccia cosa può cambiare? Nulla. E poi scusate: secondo quale logica chi ha bruciato già più del 10 percento del Pil dovrebbe essere in grado di fare bene col Recovery. Suvvia, non facciamoci prendere in giro.
Ma se tutto questo non bastasse per togliere ogni dubbio sulla necessità del voto per restituire al Paese una maggioranza chiara e unita ex ante, con un programma da sottoporre al giudizio preventivo degli italiani, c’è il clima di esasperazione e di dubbio sulle forzature e sui condizionamenti politici gravi di questi anni. Insomma, quello che va dicendo Luca Palamara sulla giustizia, sull’interferenza forte nella politica, sulle conventio ad excludendum, sui vizi gravi di terzietà e sulle ripercussioni concordate a tavolino contro il centrodestra, è una cosa di gravità inaudita. Una sorta di “colpo di Stato giudiziario” continuativo, ai danni di qualcuno e vantaggio di qualcun altro e non può passare liscio, come fosse un episodio marginale. Per non dire che, forse, Palamara non ha detto tutto. Sia chiaro, non è una accusa ma una semplice deduzione. Del resto, dei vizi della giustizia, dei suoi orientamenti a sinistra, del suo utilizzo politico, degli scandali e via dicendo si parla da 30 anni, da Tangentopoli, senza che sia mai stata fatta chiarezza fino in fondo e con una riforma totale del sistema. Ma col “caso Palamara”, fare finta su fatti che hanno condizionato e modificato gli esiti della politica italiana di questi anni, ci pare troppo.
Ecco perché diciamo che il Paese avrebbe bisogno come il pane di votare per cancellare un clima infame, di dubbio, rabbia, esasperazione. Per fare chiarezza sulle scelte, sulla linea dell’Italia per il futuro, per rimettere al centro della democrazia il giudizio popolare anziché l’ipocrisia dei giochi di palazzo e di potere. Parliamoci chiaro: il Conte ter sarebbe solo la conferma degli inciuci politici elettorali ai danni dei cittadini, o di una parte dei cittadini. Perché più volte abbiamo scritto che gli eredi di Palmiro Togliatti assieme ai grillini, agli statali – guarda caso – hanno concesso tutto, perfino gli aumenti. Mentre nel privato c’è chi rischia la fame, la fila alla Caritas, il fallimento. Pensate voi che equità e che senso della giustizia c’è a sinistra. Pensate voi che attenzione alla povertà c’è dalle parti dei figliocci di Togliatti, così tanta da predisporre la partenza di 50 milioni di cartelle per ridurre alla disperazione milioni di persone, da sprecare soldi per gli aumenti agli statali, per i bonus monopattini, per il reddito ai delinquenti, quota 100 a chi potrebbe lavorare ancora. Mentre una montagna di lavoratori e operatori del privato rischiano la morte commerciale ed economica, a forza di chiusure e di colori da caos e d’Arlecchino, roba da matti.
E allora chi garantisce che il Conte ter ci salverà e farà bene coi 220 miliardi del Recovery? C’è qualche istituzione che se la sente di parlare in tv ai cittadini, assumendosi la responsabilità sulla certezza positiva dei risultati? C’è qualcuno che sulla parola dica agli italiani che il Conte ter porterà fuori dalla crisi, senza patrimoniali, e senza mettere le mani nelle tasche della gente, perché i miliardi della Unione europea saranno usati dagli eredi di Togliatti e dai grillini assieme a Matteo Renzi con genialità, capacità e competenza per crescere e volare? Insomma, se fossimo il centrodestra chiederemmo il voto. Oppure un discorso pubblico impegnativo e di parola, sulla certezza che il Conte ter possa rappresentare la salvezza dell’Italia, unica e sola. Dopodiché chi vivrà vedrà, noi aspettiamo gli annunci che, siamo sicuri, non arriveranno. Evviva l’ipocrisia, altro che democrazia della sinistra.
di Alfredo Mosca