Ripartire da presidenzialismo e federalismo

venerdì 11 dicembre 2020


Fra i tanti guasti di questo Paese, fatti emergere dalla pandemia in maniera impietosa, compare senza dubbio una divisione di poteri e competenze fra il Governo nazionale e gli enti locali, in particolar modo le Regioni, sempre più confusa ed aleatoria. Un quadro incerto ed ogni volta più indefinito che in quanto tale consente agli attori della politica, tanto quella romana quanto quella del territorio, di barcamenarsi con i comportamenti peggiori. Infatti, da marzo ad oggi abbiamo assistito spesso allo scaricabarile in merito a responsabilità scomode, oppure all’appropriazione di successi altrui. Quando le regole sono deboli ed aggirabili, il più furbo, e non il più capace, ha solitamente la meglio.

Il Governo giallorosso interpreta i propri poteri e il livello di autonomia decisionale delle Regioni secondo l’antica regola dei due pesi e delle due misure. Se una scelta comporta difficoltà ed impopolarità, è meglio lasciare che i governatori regionali, soprattutto quelli di centrodestra, se la sbrighino da soli, ma in altre circostanze si interviene con metodi da centralismo mussoliniano o franchista, com’è successo con l’impugnazione dell'ordinanza del governatore abruzzese Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, che ha voluto accelerare il passaggio dell’Abruzzo alla zona arancione. Tuttavia, quando si è trattato di essere davvero inflessibili, rigorosi, di prendere in sostanza il toro per le corna ed impedire la diffusione del Coronavirus in Italia, istituendo velocemente, per esempio, la zona rossa ad Alzano Lombardo, i nostri neo-stalinisti, quelli dei droni, dei 70mila agenti, della colpevolizzazione continua degli italiani e della mortificazione costante della libertà, hanno preferito fare spallucce e dedicarsi alla solidarietà pro-Cina. Se all’inizio di questo incubo fossero stati contenuti in modo severo i primi focolai lombardi e veneti, dopo non sarebbe stato nemmeno necessario il lockdown generale, distruttivo per la salute mentale ed economica della nazione, e l’istituzione di zone rosse in alcune aree del Nord Italia compromesse dal virus, era pienamente contemplata dai poteri del governo nazionale, ma si è scelto di scaricare su Lombardia e Veneto responsabilità che invece erano tutte romane.

Una volta cessata, almeno in buona parte, l’emergenza Covid, bisognerà pensare ad una ridefinizione dell'equilibrio di poteri fra Governo centrale e Regioni, visto che anche le modifiche più recenti come la riforma del Titolo V, non hanno risolto granché. Bisognerebbe partire dalle richieste di autonomia di Lombardia, Veneto ed anche Emilia-Romagna, sancite pure da consultazioni referendarie, finora del tutto ignorate, per giungere poi ad una moderna forma di federalismo, (le migliori democrazie del mondo assicurano quasi tutte importanti autonomie al territorio). Spesso il potere centrale non ha la percezione esatta della complessità del Paese, e stiamo riscontrando questo proprio durante l’attuale pandemia e la gestione della mobilità delle persone, quindi sarebbe utile la mediazione di quei Governi locali che conoscono meglio una realtà fatta anche di piccoli e medi centri urbani, e non solo di grandi agglomerati. La più che legittima preoccupazione per la tenuta dell’unità nazionale, può essere contenuta da un federalismo inevitabilmente temperato da una forma di Governo centrale autorevole, ossia da un potere esecutivo dotato di ampie responsabilità, eletto direttamente dal popolo e libero dai ricatti dei piccoli partiti. Da forze politiche come quelle giallorosse o i renziani di Italia Viva, ci si può aspettare ben poco in tal senso, ma il connubio presidenzialismo-federalismo potrebbe essere portato avanti in modo agevole dalle attuali opposizioni di centrodestra. Basterebbe che dalle parti di Fratelli d’Italia si avesse un po’ meno timore delle esigenze di autonomia dei territori, e che tutti assieme si volesse rilanciare lo spirito originario del centrodestra italiano di tanti anni fa. Certo, l’azione quotidiana di governo non si rivelò dopo sempre coerente e conseguente, ma le intuizioni iniziali non erano così malvagie, con Forza Italia a sostenere l’urgenza delle riforme liberali, con Alleanza Nazionale ad interpretare la voglia di presidenzialismo e di democrazia diretta, ed infine con la Lega Nord a dare voce alle istanze autonomiste.


di Roberto Penna