giovedì 5 novembre 2020
Decisione “ingiusta”. Una scelta “assurda”, uno “schiaffo ai lombardi”. L’attacco dei governatori delle Regioni inserite nella zona rossa e arancione parte un minuto dopo la fine della conferenza stampa nella quale il premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi illustra il nuovo Dpcm. E trova sponda nelle dichiarazioni del leader del centrodestra, Matteo Salvini: “Chiudono in casa milioni di italiani, in diretta tivù, sulla base di dati vecchi di 10 giorni, senza garantire rimborsi adeguati. E intanto lasciano sbarcare più di 2mila clandestini in poche ore”.
Parole pesanti che fotografano le divisioni profonde e il clima dei prossimi giorni, tutto il contrario dell’unità chiesta dal capo dello Stato Sergio Mattarella. Il più duro è il governatore della Lombardia, Attilio Fontana. La Regione dall’inizio della pandemia è quella che più ha sofferto e che continua ad avere gli indici più alti. “Le richieste formulate dalla Regione Lombardia, ieri e oggi, non sono state neppure prese in considerazione. Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi. Un modo di comportarsi che la mia gente non merita” dice definendo la decisione “grave e inaccettabile”. Di scelta “ingiusta” parla invece il presidente facente funzione della Calabria, Nino Spirlì. “L’ho appreso alle 20 dalla telefonata del ministro Speranza con costernazione, rabbia e sgomento. Penso alle migliaia di imprese - sottolinea - che saranno costrette a chiudere i battenti forzatamente e, a mio parere, senza un motivo valido”.
Tra chi è finito in zona rossa, l’unico per il momento a difendere le scelte del governo è il governatore della Valle d’Aosta, Erik Lavévaz. “La situazione è difficile e serve una presa di coscienza da parte di tutti. Più saremo attenti nell’applicare le prescrizioni, anche nella vita privata, prima la situazione sanitaria migliorerà e prima torneremo alla normalità. Dobbiamo essere tutti coesi nell’impegnarci al massimo oggi per essere liberi domani”.
A caldo è restato invece in silenzio il presidente della Piemonte Alberto Cirio, mentre il suo collega Nello Musumeci, presidente della Sicilia finita in zona arancione, urla la sua rabbia. “È una scelta assurda e irragionevole. L’ho detto e ripetuto stasera al ministro Speranza che ha voluto adottare una decisione al di fuori di una legittima spiegazione scientifica”.
In zona arancione c’è anche la Puglia. Michele Emiliano per il momento non parla ma le scelte fatte in concomitanza con la conferenza stampa di Conte lasciano intendere che il governatore pugliese abbia più di un punto in disaccordo con il Governo. Il Dpcm prevede infatti che nella zona arancione siano in presenza le scuole dell’infanzia, le elementari e le medie. Ma Emiliano ha fatto sapere che resta in vigore l’ordinanza che stabilisce la didattica a distanza per tutte le scuole di ordine e grado ad eccezione di quelle dell’infanzia. Era tra quelli che chiedevano il lockdown nazionale, come Vincenzo De Luca. La sua regione si è salvata, per il momento e nonostante la situazione di Napoli. Ma l’attacco al Governo è comunque pesante. “Si assumerà la responsabilità sanitaria e sociale conseguente alle sue scelte, sempre ritardate, e sempre parcellizzate” dice il presidente della Campania annunciando che lascerà tutte le scuole chiuse.
di Redazione