venerdì 2 ottobre 2020
Partiamo dalla fine, o quasi. Il sociologo Domenico De Masi qualche giorno fa a L’aria che tira da Myrta Merlino ha verbalizzato quello che molti romani pensano da tempo: “Parliamoci chiaro, Virginia Raggi è una ragazza che ha fatto il suo lavoro, potrei esserle perfino grato però adesso basta, reputi chiusa quest’esperienza. I partiti trovino dei candidati di altissimo livello”.
A parte quella brutta e insopportabile consuetudine per la quale, secondo i professori che sono sulla cresta dell’onda mediatica da cent’anni e nessuno li mette in pensione, in Italia anche a quarant’anni suonati si è sempre ragazzi o ragazze, il fatto è che la Raggi si è ricandidata a sindaco di Roma.
Sì, ma dov’è? Dove l’hanno rinchiusa? È sparita…
Va bene, ha fatto una comparsata a San Basilio al mercato rionale, ha rassicurato il neo presidente Dan Friedkin sullo stadio della Roma che si farà (grazie, si deve fare da cent’anni e qualcuno c’è pure finito in gattabuia preventiva… grosso sforzo). Se si va sul sito cosefatte.it c’è un lungo elenco di cose fatte, in effetti, con link alle pagine social autocelebrative che raccontano gli interventi; ma allora perché i romani non se ne sono accorti? Perché Roma è ridotta al livello dei peggio sobborghi di Caracas, sporca, con un traffico insensato, ratti nei parchetti di quartiere dove prima giocavano i bambini e ora chiusi, le potature degli alberi che sono massacri fatti senza alcun criterio agronomico, decine e decine di bonifiche in elenco… ma allora perché la sensazione è di assoluto degrado e abbandono?
L’unica cosa che tutti i romani hanno notato è che sono stati rimossi i sampietrini, un’eresia di proporzioni bibliche che equivale a togliere i canali da Venezia ma in nome del progresso in stile cinese i monopattini effettivamente sarebbero stati ancora più pericolosi sui sampietrini che sui marciapiedi e nelle aree pedonali dove sfrecciano beatamente e dove sono inspiegabilmente consentiti. I cassonetti che straripano ovunque sono ormai parte dell’arredo urbano permanente, i cinghiali di Roma Nord sono solo l’elemento pittoresco, che quasi quasi dovremmo adottarli come metodo di smaltimento ecologico dei rifiuti. Peraltro, io avrei apprezzato le pecore tosaerba che tutti invece hanno deriso ma probabilmente gli immigrati accampati sotto alle Mura Aureliane a San Giovanni se le sarebbero mangiate.
È probabile che a ridosso dell’inizio della campagna elettorale vedremo alacri lavoratori sistemare buche e marciapiedi come nella migliore tradizione di chi vuol fare vedere che fa, cioè tutto quello che si poteva fare in mesi di lockdown - come nelle grandi capitali infatti è stato fatto, ma qui cervelli a pensarci probabilmente nessuno. Dice la sindaca “chi non fa non sbaglia”, e ha ragione, “le critiche quando sono oneste e sincere aiutano a migliorarsi”. La domanda è perché i romani devono accettare il fatto di avere ancora una volta un sindaco che si fa esperienza di gestione dal nulla sulla loro pelle? Forse ci vorrebbe per Roma qualcuno che non amministri una delle metropoli più belle del mondo come fosse “er Quarticciolo”, che le dia un immensamente più ampio respiro internazionale, che sì, sostituisca i mezzi Atac vecchi come il cucco e tutti sgangherati che vanno a fuoco un giorno sì e l’altro pure, ma che forse invece di fare mega concorsi pubblici col chiaro intento di portare a sé consenso in cambio di opportunità di lavoro dovrebbe preoccuparsi dello stallo assoluto e percepito in cui versa Roma .
Qualcosa per moltissimi romani non ha funzionato. Cosa? Probabilmente la sindaca. Che però si ricandida. Meglio di tanti altri, dice qualche romano che forse ha anche ragione, però la verità inconfutabile è ci vorrebbe un candidato anzi più candidati che abbiano più esperienza e più qualifiche e più peso, a dirla tutta anche più physique du rôle, perché la buona volontà e la faccetta pulita dopo aver constatato l’eccesso di attaccamento alle poltrone piuttosto diffuso tra i Cinque Stelle non possono bastare alla gente e non sono bastate visto il collasso del Movimento alle ultime elezioni regionali. Morale: spiace ma ha ragione il vecchio saggio da pensionare, dovrebbe, lei come molti altri, dimostrare che ha qualche altro lavoro a cui tornare e che può fare bene anche senza lo stipendio miracoloso che il Movimento ha regalato a molti neo amministratori senza titoli e senza esperienza visto che lei almeno un titolo ce l’ha.
“Daje”, le dice benaugurante il puparo Beppe Grillo, ma daje daje… a Roma so’ fusaje.
di Romana Mercadante di Altamura