Libera Chiesa in libero Stato

mercoledì 30 settembre 2020


Charles Forbes conte di Montalembert forse si rivolterà nella tomba perché la sua storica frase “Libera Chiesa in libero Stato” sembra ormai avere perso ogni significato in questa Italia scossa dalla pandemia da Covid e da tanti altri problemucci di non secondaria importanza per i quali lascio libero sfogo alla fantasia di chi legge. Magari nella tomba si starà invece rivoltando Camillo Benso conte di Cavour, che quella frase l’ha usata talmente tante volte che il colto e l’inclita attribuiscono all’anticlericale torinese il conio originale, che poi tanto originale non doveva essere visto che le questioni irrisolte nei rapporti fra Stato e Chiesa affondano in reminiscenze plurisecolari.

Sua Eccellenza Reverendissima l’Arcivescovo Vincenzo Paglia, Gran cancelliere del Pontificio Istituto Teologico per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia, nonché Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, è stato nominato dal ministro della sanità del Governo della Repubblica italiana presidente della “Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e socio sanitaria della popolazione anziana”. Presidente non componente, quindi a lui il compito di coordinare i lavori e poi portare a sintesi e magari indirizzare le scelte.

Nulla da dire sul curriculum del prelato: una semplice mezza paginetta farebbe impallidire fino al collasso cardiocircolatorio un nutrito gruppo di ministri anche considerandoli tutti insieme nelle rispettive esperienze di studio e lavorative (sic!). Il decreto del ministro della sanità del Governo della Repubblica italiana, sul cui cognome Speranza mai come ora è lecito nutrire scarse aspettative, porta la data del 10 settembre 2020. La notizia è divenuta di dominio pubblico nelle ore immediatamente successive alla data di domenica 20 settembre che per qualcuno potrebbe essere soltanto un giorno festivo, ma per molti altri è la ricorrenza di un evento che viene ricordato come la presa di Porta Pia. Una data che viene ricordata illuminando con luci tricolori ciò che rimane di Porta Pia. E magari in questo tourbillon di emozioni ci scappa anche la fanfara dei Bersaglieri perché sentirla fa sempre bene al cuore.

Ma il passo dei bersaglieri “di corsa” non basta e allora bisogna stare di corsa al passo dei tempi che in periodi di magri risultati elettorali, tra derive nazionalistiche, spinte autonomiste mai sopite e bisogni reali di sicurezza, richiedono robuste iniezioni polivitaminiche a base di tonache e di consensi da loro derivati. E la laicità dello Stato italiano la mandiamo a farsi friggere? Qui non si tratta di ricordare i numerosi ospiti che nei secoli del Papa Re hanno avuto il piacere di soggiornare con vitto, alloggio e forca inclusi nelle segrete di Castel Sant’Angelo a Roma: qualcuno li definirebbe martiri per la libertà dal dominio di uno Stato autocratico, illiberale e intollerante secondo una visione fortemente laica.

E quel qualcuno verrebbe apostrofato come laicista, anticlericale, irriguardoso e chi ne ha più ne metta. Ma la storia la scrivono i vincitori e viene da chiedersi se effettivamente i vincitori sono quelli che entrarono a Porta Pia o quelli che comodamente hanno aspettato, come si dice in Sicilia, pensando “calati juncu ca passa la china” magari rinverdendo con qualche Bolla ad hoc il proprio giudizio assolutamente negativo per questa moltitudine di peccatori che ancora ostinatamente continuano a volere riaffermare la laicità della Repubblica italiana magari parafrasando l’antico motto in “Libera la Chiesa dallo Stato”.

@vanessaseffer


di Vanessa Seffer