Meloni detta la linea dei niet, ma si vince di sola Giorgia?

venerdì 12 giugno 2020


È evidente la linea politica che ha suggerito a Giorgia Meloni di fare pressione sugli alleati affinché il centrodestra disertasse gli annunciati “Stati generali sull’economia” del premier Giuseppe Conte. Visti i confortevoli sondaggi, che danno il partito di Fratelli d’Italia in continua crescita con la sua leadership battendo il ferro caldo contro le manovre del governo giallorosso, perché offrire punti alla concorrenza? Tanto più che gli “Stati generali” si terranno a Villa Doria Pamphili secondo i crismi più della passerrella che non del confronto istituzionale. E sulle norme democratiche la Meloni è giustamente granitica: “I confronti si fanno in Parlamento”, ha puntato i piedi anche durante il lockdown sulla scia delle conferenze stampa notturne sui decreti.

Il leader leghista Matteo Salvini, che pure ha fatto sapere che per forma agli Stati generali “ci sarebbe andato”, condividendo le obiezioni della Meloni ha annunciato il suo diniego. Forse in termini di immagine Salvini avrebbe interessi diversi di pescare nell’elettorato centrista, tra Italia viva e i seguaci di Conte. Ma il suo composto allineamento è una buona notizia per la coesione della coalizione. E altrettanto hanno fatto i forzisti, benché anche Silvio Berlusconi cerchi di mantenere un dialogo aperto col governo e con Matteo Renzi.

Come hanno commentato gli osservatori, è Giorgia Meloni che detta la linea a destra. Indubitabile il suo fiuto, il suo carisma, la sua coriacea lungimiranza, che finora ha premiato la sua leadership e la crescita politica. La ricetta è un’opposizione dura e franca al di là di ogni ostacolo o convenienza. Anche quando il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in piena pandemia sembrò caldeggiare un governo di unità nazionale, Giorgia Meloni escluse ogni possibile accordo battendo il governo ad ogni occasione. Ne è conseguito uno scontro di caratteri tra lei e Conte, col premier che trascinando nella disputa anche Salvini se ne uscì a reti unificate parlando di Mes dicendo che “sono quei due, Meloni e Salvini, che diffondono fakenews”. Nulla che possa turbare “la capitana”, la quale senza flettere ha acceso le telecamere del suo computer e ha replicato senza peli sulla lingua: “Il premier faccia meno il bullo e assicuri agli italiani in sofferenza gli aiuti indispensabili”. Giorgia ha idee chiarissime da tempo. Sfidare frontalmente l’avversario e andare a elezioni il prima possibile per fermare lo sfacelo del centrosinistra sull’economia e sulla tenuta italiana. Una linea che trova molti sostenitori a destra e nella destra liberale e che ha una sua logica e coerenza.

Mi chiedo però, se posso, qualora non si voti così presto e in previsione di riforme e della riforma elettorale potrà durare un’opposizione così stretta e frontale? Ci sono molti segnali per cui difficilmente si andrà a elezioni prima della scadenza tra due anni e per scavalcare questa data non sarà fatale dover fare un’opposizione troppo a lungo armata, litigiosa e polemica che potrebbe disincentivare i tanti in cerca di rapida stabilità? Inoltre, è indubitabile l’attrazione dello stile Meloni, ma è vero anche che più che rigorismo molti cercano soluzioni. E il governo Conte con i suoi 450 esperti, le sue task force, il guru Vittorio Colao, gli esperti, gli “Stati generali”, i fondi di cui dispone a iosa, potrebbe convincere i cittadini che l’Italia solo da qui può cambiare.

Quello che cerca la gente mi pare sia una svolta, cioè che “nulla sia più come prima”, non la destra che batte la sinistra o viceversa, la quale oltre tutto gode del consenso – o dell’acquiescenza – su un cumulo di questioni ideologiche scambiate per sacrosanti diritti diventati il patrimonio del politicamente corretto. E questo come si sconfigge? Nell’urna soltanto? Sinceramente e umilmente, non credo che basti. Per vincere occorrono idee diverse e valori forti coi quali affrontare i confronti e renderli schiaccianti, non evitarli. Altrimenti prevarrà il personalismo, non l’altra Italia. Giorgia Meloni che è così brava e mirata, potrebbe lanciare “gli stati generali” di una società che vuole riemergere, affrancarsi e battersi. Oltre il centrosinistra ce n’è un disperato bisogno, a parte i colonnelli del partito. Chi sono oggi i giovani e le donne di destra? Chi scrive, chi canta, chi recita, chi pubblica, chi firma, chi decolla, chi inventa e lavora? Insomma, oltre alle percentuali della bravissima Giorgia, ci vorrebbe un popolo di onesti, di positivi, di meritevoli, di diversi che esistono e premono per convincere il capo dello Stato a dare le elezioni e fare valere le urne. Invece leggo solo dei poveri Casapound agli sgoccioli.


di Donatella Papi