martedì 26 maggio 2020
I partiti della maggioranza a un bivio, è ora di invertire la rotta.
La vicenda delle nomine nelle partecipate pubbliche ha segnato un altro solco, forse incolmabile, nella distanza tra cittadini e politica. Un battage mediatico sulla (finta) rivoluzione per la selezione dei curricula, la facciata. La sostanza, invece, era la solita: nelle segrete stanze gli accordi erano già stati presi. E l’inossidabile chiave di volta è stata l’indistruttibile, storico, Manuale Cencelli: un po’ a te, un po’ a me. Ma si tratta di un contrasto che ormai si è fatto maledettamente stridente.
La pandemia del Covid-19, oltre a colpire il nostro stato di salute ha propagato un conseguenziale virus, quello della crisi economica che ha colpito, duramente, i portafogli della stragrande maggioranza degli italiani, mentre la cosiddetta “casta”, tra cui anche coloro che si proclamavano estranei a questa come i pentastellati, continua imperterrita ad autoalimentarsi e autoproteggersi. I tempi, però, stanno cambiando. La politica non può più sfruttare i cittadini blanditi, sonnacchiosi, molte volte troppo distratti dai loro problemi. Il velo davanti agli occhi è calato, oggi i riflettori si stanno accendendo e l’insofferenza verso un ceto, che pensa solo ai fatti suoi monta in molti strati sociali, soprattutto proprio verso il M5s, reo di essersi fatto stregare dal potere e dal potere essere prigioniero consapevole. Ed ecco che questo disincanto delle persone comuni si sta tramutando via via in rabbia, interpretata e canalizzata da una alternativa politica, che sembra essere sempre più vicina alla gente, dalla parte dei lavoratori e degli imprenditori, come quella posta in campo dalla Lega di Matteo Salvini e da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Che, infatti, stanno man mano segnando continui consensi e successi progressivi di crescita. Un disagio, questo, percepito anche dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ben conscio del pericolo di rimanere invischiato nei giochetti autoconservativi dei partiti che lo sostengono.
La linea del Governo, quindi, sembra essere diventata, almeno al momento, più conciliante con Italia Viva di Matteo Renzi, per evitare scossoni che possano sfuggire, improvvisamente, di mano ed irrimediabilmente sfociare in una crisi di Governo. C’è da aspettarsi che questo modo di agire continui fin quando l’Esecutivo non riuscirà a concretizzare quei provvedimenti che, lo stesso Renzi, ritiene fondamentali per l’attuazione della linea politica governativa. Italia Viva, in futuro, sarà inevitabilmente posta a un bivio: o continuare a fare “pressioni” politiche al Governo, e imbrigliarlo ricorrendo a pratiche trasversali e consociative, o fare un bel bagno d’umiltà e invertire la rotta. Anche perché il giochino del “al lupo al lupo” non potrà perdurare all’infinito.
Di certo Conte non naviga in un mare calmo, e neanche sembra scorgersi all’orizzonte un’isola dove approdare per trovare un porto sicuro per attendere che si calmino le acque. A questo scenario marittimo è da aggiungere il fatto che, a colpo d’occhio, più che dei fidi marinai, dalla sua parte, sembra che abbia una ciurma, ma d’altronde chi va per questi mari, questi pesci prende. Come dire, “chi si imbarca in certe avventure, non può che conseguire questo tipo di scadenti risultati e se ne deve contentare, specie se si è imbarcato volontariamente, per sua scelta e non spinto da necessità”.
Quindi speriamo che Renzi rinunci a piazzare l’ennesimo sedere su di una poltrona, in un luogo di potere, che tutti, invece, pensino di accelerare verso delle soluzioni, immediate e reali, per dare ossigeno alle piccole, medie e grandi imprese, pensando ai vari comparti lavorativi. Approvare una nuova legge elettorale che restituisca ai cittadini il potere di scegliersi i propri rappresentanti, approvare provvedimenti che incidano sul serio sulla vita quotidiana di tutti noi, tagliare vigorosamente sprechi, benefit e stipendi dei manager pubblici. E, magari, in questo particolare momento, rinunciare tutti al troppo per fare in modo che chi non ha nulla possa avere quel minimo per vivere dignitosamente; certo, tutto ciò non può essere rappresentato dall’elemosina stanziata dal Governo. Sarebbe una lezione di civiltà e anche di (nuovo) stile. Scommettiamo su cosa accadrà?
di Alessandro Cicero