lunedì 25 maggio 2020
Puntando sulle imprese è possibile rilanciare la ripresa e la crescita. Il Covid-19 si è rivelato il dramma del nostro tempo con le inevitabili ripercussioni anche nel mondo del lavoro, relegando lavoratori autonomi e imprenditori nel ruolo di vittime passive, mentre i giovani, in cerca di una occupazione, ai margini della società. Il non poter far essere o continuare ad essere, questi ultimi, inseriti nel sistema produttivo di un Paese, soprattutto quando questo è sancito costituzionalmente, rappresenta soprattutto per loro, che guardano al futuro, una gravità mostruosa. Possiamo definire, senza ombra di smentita, questo lungo periodo un’inattività forzata che, con il protrarsi del tempo, si è tramutata in una vera e propria paralisi anche delle proprie legittime speranze, ecco perché poi assistiamo all’affievolirsi dei sogni e degli ideali, circostanza di cui soprattutto i giovani sono spesso, ingiustamente, accusati.
Ma per poter guardare con fiducia al futuro e realizzare le proprie aspirazioni e i propri progetti, non bastano impegno e ambizioni, serve una base concreta, un punto d’appoggio su cui costruirli. Questo punto d’appoggio è rappresentato proprio dal lavoro, senza il quale risultano impensabili progetti a lungo termine. È storia dei nostri giorni, sotto gli occhi di tutti e con sempre maggiore evidenza, che questa pandemia ha portato ad una crisi profonda con delle devastazioni psicologiche e morali che ne sono conseguite, inducendo alcune persone, sopraffatte dalla disperazione, ha compiere degli atti estremi come il non poter riaprire la propria attività, senza quegli aiuti tanto sbandierati dal governo, ma mai giunti ai diretti interessati, e nei peggiori dei casi taluni a compiere gesti estremi come il decidere di togliersi la vita.
Una situazione preoccupante che reclama severe riflessioni e urgenti risposte concrete, non televisive da talk-show, non di annunci di decreti che per la loro applicabilità poi necessitano, a loro volta, di centinaia norme attuative che portano a dei tempi biblici la loro funzionalità. La risposta alla crisi, alla quale abbiamo assistito, che ha investito inesorabilmente sia i lavoratori che gli imprenditori, infatti, affrontata in tale modo ha portato ad una maggiore paralisi in entrambi le categorie. Tutto questo rappresenta ovviamente un male e quando questo male arriva ad assumere tali dimensioni, allora vuol dire che esso sta per divenire una calamità, con il rischio che possa trasformarsi, a breve tempo, in una piaga. Le piaghe, si sa, compaiono in quei malati i cui organismi sono deboli e, nello stesso modo, quando una società come la nostra, debole, viene a trovarsi in queste stesse condizioni, allora si ha il diritto – dovere di interrogarsi sul proprio stato di salute. E il primo a farlo deve essere l’attuale esecutivo. Il governo deve essenzialmente comprendere cosa davvero sia necessario fare per risollevare le sorti del Paese, deve fare qualcosa in modo celere, senza più annunci, ma fatti sui conti correnti degli imprenditori e dei cittadini, mettere in atto decisioni concrete che permettano agli stessi imprenditori di essere nuovamente produttivi, ascoltandoli, sono loro la migliore task force che si possa avere, così da poter mettere, a loro volta, in moto l’economia italiana.
Solo con vere misure incisive, volte a favorire la crescita del Paese sarà possibile innescare questo circolo virtuoso indispensabile per far ripartire l’Italia e favorire la ripresa. Il lavoro è un diritto, nonché un dovere, ma la sua mancanza rappresenta per un individuo e conseguenzialmente per una famiglia una vera e propria condanna: si comprende questo o no! L’appello che, da più parti della Società civile, è rivolto al premier Giuseppe Conte, altro non è che fare in modo che i cittadini possano soddisfare questo dovere ed esercitare questo diritto. Puntare sulle imprese, in questo momento storico, significa puntare sullo sviluppo. Può essere che non si riesca a trovare un modo veloce con cui attuare leggi speciali che possano sbloccare questa situazione?
di Alessandro Cicero