mercoledì 1 aprile 2020
Il Governo è ormai prigioniero delle stesse menzogne che va raccontando agli italiani, di una propaganda a senso unico, tesa a fare quadrato attorno al suo eroico presidente del Consiglio.
Quando eravamo ragazzini e giocavamo a pallone in oratorio, nel nostro ventaglio delle competenze ne avevamo una quasi infallibile da adottare quando l’avversario era troppo forte, tecnicamente più bravo, più prestante fisicamente, più veloce, con più fiato, si chiamava “viva il parroco” che era l’esclamazione che alcuni di noi urlavano a squarciagola nel momento in cui si applicava. Consisteva nel tirare la palla in alto al campanile o fuori dal campo, in modo rude e deciso, quando si era in difficoltà, e l’esclamazione serviva a far imbestialire l’avversario, capiva che la partita si era incanalata nel sentiero della rissa e non della tecnica e della bravura. Raramente si vinceva, tuttavia, ma talvolta si limitavano i danni.
Ma anche quando le cose andavano casualmente bene o meno peggio, c’era una regola tacita e non scritta alla quale tutti si attenevano, la consapevolezza di essere collettivamente scarsi, anche se qualche bravino c’era. Non crediamo quindi di essere stati educati alla stessa parrocchia di chi attualmente ci governa, a meno che non abbiano cambiato non solo il parroco, ma anche i principi etici su cui si regge. L’approccio, poco dibattuto e molto subito da tutti noi, sul ruolo dell’Italia verso l’Europa e viceversa, avviato dal nostro governo con la formula urlata “facciamo da soli” ci riporta alla memoria la vecchia esclamazione succitata “viva il parroco”. E se la palla ritorna in campo, bisogna far finta di subire fallo, buttarsi a terra e dimenarsi con espressioni, anche facciali, di grande sofferenza. Che stiamo facendo con l’Europa? Battiamo i pugni sul tavolo, in modo maschio e marziale?
Alziamo la voce e ci facciamo valere? E come mai ci mandano a quel paese? Non credono al fallo in area di rigore che abbiamo invocato? Come mai? Non avranno mica imparato anche i nostri detti regionali, fra i quali spicca il napoletanissimo “chiagne e fotte”? Ma come, ci diciamo in casa, questa è un’emergenza che riguarda tutti, in modo simmetrico, ci devono ascoltare, devono fare qualcosa per noi, non fanno mai abbastanza, non esprimono solidarietà, sono egoisti, se non la smettono facciamo da soli! E ancora: servono gli Eurobond, ci devono garantire loro, in maniera incondizionata e per un tempo illimitato. Questo è l’approccio, questa è l’impostazione. Eppure il patto di stabilità è stato sospeso, l’Italia può indebitarsi per gli affari propri, sia in Italia che all’estero.
La Bce ha lanciato, dopo la marcia indietro di Christine Lagarde, un intervento di Quantitative easing diverso sia quantitativamente che qualitativamente, visto che la rigidità del vincolo di acquisto di titoli in base alla popolazione dei vari Paesi è stato superato. Ma a noi non basta, noi abbiamo i morti, in Europa devono fare di più. Sicuramente l’Europa avrebbe potuto fare di più, ma prima bisogna creare un sistema sanitario che, almeno per quanto riguarda rischi come quelli di pandemia, si muova all’unisono. Ma bisogna anche ricordarsi che questi sistemi, esattamente come i tanto invocati Eurobond, vanno finanziati e si potrebbe farlo solo attraverso una fiscalità di tipo europeo o strumenti simili, quindi attraverso una diretta o indiretta ulteriore cessione di sovranità, quantomeno di tipo economico, una contraddizione, un serpente che si morde la coda, di cui la nostra classe politica non sembra voler prendere atto.
Perché tutti dovrebbero essere così compiacenti con noi? Anche gli altri stanno male e siamo i primi a dichiararlo, la crisi è simmetrica. Però gli altri dovrebbero esprimere solidarietà nei nostri confronti, altrimenti sbattiamo i pugni e viva il parroco! E l’opinione pubblica interna è contenta stringiamoci a corte e bastardi i tedeschi, ma quella volta, li abbiamo battuti 4 a 3! Perché è stato dato così poco risalto all’aiuto concreto che ci ha dato il Governo tedesco e alla lettera di solidarietà e amicizia inviata al presidente Mattarella e agli italiani da parte del loro presidente Frank-Walter Steinmeier del 20 marzo scorso? Gli ospedali tedeschi, ben più attrezzati dei nostri quanto a numero di posti letto in terapia intensiva e con ventilatori polmonari (circa 25mila, in fase di raddoppio), hanno ricevuto circa 50 pazienti italiani, nel momento in cui la crescita dei contagi da loro era ancora in fase esponenziale.
Perché non si dice praticamente niente di tutto questo e si dà anche poco risalto agli aiuti americani, se non dopo che il loro presidente comunicatore lo scrive su Twitter, mentre si dà risalto (e non si sta dicendo che non vada bene, gli aiuti sono sempre ben accetti) solo alle attività dei cinesi, dei russi e dei cubani? Si è aggiunta l’Albania, ma è un capitolo a parte, da ascrivere ad un sentimento di amicizia erede delle politiche dei primi anni Novanta scorsi, non a tattiche di geopolitica, e merita ben altro rispetto. Casi che ci ritorneranno indietro, nostro malgrado e senza alcun dibattito parlamentare (ma forse nemmeno in Consiglio dei ministri, non è dato sapere), come una risacca di spazzatura, quando l’emergenza sarà terminata. Cerchiamo di essere pratici, servono strumenti pronti nel breve periodo e questi strumenti sono due: il Mes (Meccanismo europeo di stabilità) e il Pepp, (Pandemic Emergency Purchase Programme) della Bce. In entrambi i casi, la storia pregressa, in termini di garanzie, conta, ma viene mitigata da un insieme di meccanismi.
Conta, perché la storia economica di ciascun paese, checché ne pensino i nostri governanti pro tempore, non può essere spazzata in nome del fatto che adesso noi, poverini, abbiamo bisogno di aiuti perché siamo in difficoltà. Lo sono anche gli altri e non siamo dentro il libro cuore (che non a caso è stato scritto in Italia, in altre culture ci sono terribili orchi e dispettosi folletti), e abbiamo dimostrato, negli anni, di saper manipolare più o meno a nostro piacimento le norme economiche contenute in trattati internazionali, tanto da diventare fra i peggiori nell’utilizzo dell’azzardo morale in termini di finanza pubblica. Niente di strano che i governi stranieri, ovvero i contribuenti stranieri, chiedano garanzie. Chiunque sano di mente le chiederebbe in situazioni poco chiare. Vorremmo quindi vedere i nostri governanti cercare di far funzionare l’esistente, gli strumenti effettivi, anziché inseguirne altri che stanno nella loro testa, come gli Eurobond o i Coronabond, per definire i quali ci vuole tempo e capacità diplomatica e contrattuale internazionale.
Stendiamo un velo pietoso sull’ultima, ma ci vuole tempo, ed è maledettamente scarso per potersi riprendere, per far ripartire l’economia. Ma anche solo prendere in considerazione gli strumenti esistenti, sembra uno sforzo insormontabile, sembra più conveniente dire che “è meglio fare da soli”. E su questo concetto nascono delle epiche di rara idiozia abilmente veicolati sui social (e sarebbe interessante conoscere come nascano e come vengano propagate), le abbiamo ricevute tutti, racconti di un nonno che nel 2050 racconta al nipote come le altre nazioni cattive ci abbiano costretto a “fare da soli”, come abbiamo sottoscritto da soli un prestito da 500 miliardi e altre amenità del genere e alla fine eravamo la nazione che stava meglio. Un ennesimo capitolo del libro cuore al quale moltissimi vogliono credere, parte della classe politica compresa.
Una certa parte della classe politica, dando segno di profondo analfabetismo finanziario, sostiene che l’Italia non solo non debba utilizzare il Mes, meccanismo che, occorre precisarlo, consente di minimizzare gli interessi sul debito a fronte di garanzie, ma dovrebbe ritirare i soldi già versati. Attualmente l’Italia ha versato fra i 13 e i 14 miliardi. A fronte di un contenimento degli interessi sul debito, un aumento dello spread, su debito emesso in modo diretto fino ai 200-250 miliardi che attualmente si dichiara essere fabbisogno necessario per questa crisi, equivarrebbero ad uno o due mesi di maggiori interessi che andremo a pagare su un mercato libero dei capitali, senza contare eventuali downgrading delle agenzie di rating che ci metterebbero definitivamente nelle condizioni di Argentina o Venezuela. Ma il Governo è ormai prigioniero. Prigioniero delle stesse menzogne che va raccontando agli italiani, di una propaganda a senso unico, tesa a fare quadrato attorno al suo eroico presidente del Consiglio, contro tutti i nemici del Nord Europa. E noi, popolo, imprenditori, aziende, lavoratori, sembriamo destinati a morire in nome del nostro avvocato presidente. Presidente, visto che ci sta condannando a soccombere per Lei, ci faccia la cortesia: risponda almeno a queste semplici domandine:
1) Avendo emanato la “Delibera del Consiglio dei ministri 31 gennaio 2020”, con la quale ha dichiarato, “per 6 mesi dalla data del presente provvedimento, lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”, ritiene che le azioni da Lei messe in campo nelle settimane successive siano state sufficienti, o almeno funzionali al contenimento di questa emergenza internazionale o non ha per caso deliberato come atto dovuto, sottovalutando il fenomeno stesso?
2) Perché, data l’emergenza, il fatto che i primi focolai di contagio fossero estremamente localizzati e che da più parti (nel settore medico) si stesse avvisando il Governo sulla crisi cui sarebbero inevitabilmente andate incontro le strutture sanitarie in assenza di un intervento immediato, non ha predisposto risorse e mezzi, concentrandoli sui focolai, consentendo di effettuare il massimo sforzo per cercare di circoscrivere il fenomeno in modo da renderlo gestibile e, al contempo tenere aperte la attività produttive nelle altre regioni italiane?
3) Perché, relativamente al tema ella disponibilità di mascherine, altri dispositivi di protezione individuale, ventilatori per gli ospedali, non ha proceduto all’utilizzo di strumenti persuasivi o coercitivi nei confronti di aziende produttrici, in modo che questi dispositivi e strumenti fossero messi a disposizione in tempi brevi e utili alla gestione della crisi e ha invece usato lo strumento delle gare Consip, generando ulteriori ritardi di tipo burocratico?
4) Perché non ha chiesto immediatamente alle Forze Armate di allestire in tempi brevissimi e con criteri di potenziale mobilità delle strutture, ospedali da campo per questa necessità, quando ogni italiano sa che il nostro Esercito è perfettamente in grado di operare in tal senso, visto che lo fa ordinariamente in veste di forza di pace in zone di guerra?
5) Perché non ha reso immediatamente disponibili in conto corrente risorse monetarie ai cittadini e alle imprese, sulla base di criteri semplici e facilmente verificabili posteriormente in caso di abusi, ma ha scelto procedure burocratiche tortuose, inevitabilmente destinate a generare ulteriori ritardi, sofferenze e rinunce a riaprire attività produttive alla fine di questo percorso?
6) Perché, dato l’impegno da parte della Bce, di acquistare titoli del debito italiano fino ad un importo di 220 miliardi, non ha intanto iniziato ad attingere da questa fonte, peraltro calmierata quanto ad interessi, voce enorme del nostro debito pubblico, per alleviare la situazione economica italiana, ingaggiando un duello polemico tanto sterile, quanto burocraticamente complesso e certamente lungo nei tempi, con altre istituzioni europee su fantomatici Coronabond?
7) È vero che superando la Sua vera, o presunta, iniziale ritrosia, sta fondando un proprio partito o movimento politico con cui candidarsi direttamente o sta mettendo a capo di uno già esistente?
di Alessandro Cicero