lunedì 2 marzo 2020
Per curiosità siamo andati a rivedere le riflessioni sulle manovre degli ultimi governi, da Matteo Renzi a Paolo Gentiloni al doppio Conte ebbene inutile a dirsi sale la rabbia, così come sale ad ascoltare il premier annunciare terapie d’urto con poco più di 3 miliardi. Dal 2014 a fra i bonus di gli 80 euro, quelli del governo gialloverde, reddito e quota 100, i miliardi spesi per aumenti contrattuali elettorali ai settori improduttivi quelli infine sperperati per finanziamenti inutili e a pioggia, una montagna di soldi bruciata.
Parliamo di 60 e più miliardi in 6 anni, per farla breve circa 10 miliardi l’anno che se avessimo impiegato anziché in assistenza in riduzione fiscale e sviluppo infrastrutturale avremmo avuto un moltiplicatore di crescita imparagonabilmente più utile efficace e forte. Ecco perché viene da ridere a sentir parlare oggi di terapia d’urto per l’economia con 3,5 miliardi sul piatto, una pochezza, una toppa che rischia di peggiorare il buco che a causa del Coronavirus e degli sbagli precedenti si va allargando drammaticamente.
Perché sia chiaro le conseguenze del maledetto microbo si innestano in un quadro di colore scuro che si era già creato a causa delle scriteriatezze precedenti, dagli sperperi, ai mancati investimenti produttivi, all’assenza di abbattimento delle tasse, burocrazia, vincoli e rami secchi. Insomma 6 anni gettati al vento appresso alla ricerca del successo personale, del risultato elettorale, del compiacimento clientelare, piuttosto che alle riforme e agli interventi economici indispensabili al Paese per scuoterlo e rilanciarlo.
Tanto è vero che dopo lo shock esiziale dell’esecutivo guidato da Mario Monti, altro governo che avrebbe dovuto salvarci, siamo passati da una ripresina appena visibile con Renzi, distante anni luce dal necessario, alla stagnazione e alla recessione incombente del Conte 1 e quello bis. Per farla breve già da gennaio e da prima che scoppiasse questa iattura del virus, si profilavano sul tavolo i conti degli sbagli, degli sprechi, degli interventi scriteriati, della mancanza di coraggio e di riforme, sul piano fiscale, amministrativo, dell’impiego di risorse per investimenti produttivi.
Ecco perché ci siamo scagliati contro l’ultima Manovra, quella giallorossa, che ancora una volta ci è stata presentata come salvifica, espansiva e risolutiva degli errori precedenti, una bugia evidente che adesso pesa ulteriormente. Pesa come un macigno perché purtroppo col virus si è infettata definitivamente una economia che era malata, zavorrata di spesa improduttiva, soffocata da un peso fiscale ossessivo e persecutorio, da una burocrazia pervasiva e nullafacente, da uno statalismo devastante e basta.
Insomma se è vero come è vero che ci ritroviamo alle prese con un imprevisto maledetto, è altrettanto vero che sapevamo bene quello che serviva per scuotere, scioccare e rilanciare un paese indebolito da anni di sciocchezze e dissipazione inutile di danaro pubblico. Ecco perché adesso delle due l’una, o prendiamo il toro per le corna e sia al nostro interno e sia in Europa ci adoperiamo per una serie di misure straordinarie che vadano molto ma molto oltre la minuzia dei 3,5 miliardi, oppure rischiamo di scrivere un nuovo “Furore”.
Oggi per scuotere davvero tutto il paese serve di mettere sul piatto una cifra almeno 6 o 7 volte tanto, da reperire bloccando il reddito, quota 100, bonus e aumenti erogati agli statali che non rischiano certo il posto come succede per Ilva, Alitalia, Air Italy, Whirlpool e così via. Serve un provvedimento di avvio di tutti i cantieri che elimini ogni blocco di benestare dei mille enti inutili, serve non la sospensione ma l’abbattimento dei carichi fiscali, dei mutui, delle scadenze per le regioni più colpite e anche quelle meno, servono stimoli forti all’intrapresa e al lavoro, un piano Marshall come dice giustamente Silvio Berlusconi.
Ecco perché parlare come fa Giuseppe Conte di terapia d’urto con 3,5 miliardi fa il paio con l’anno bellissimo, con gli annunci e le smentite continue, con le sortite a vanvera sul virus, con gli allarmismi esagerati e le sottovalutazioni clamorose, servono manico e attributi e basta. Parliamo chiaro la coesione e l’unità di tutti sono importanti ma ancora di più il coraggio e la forza per quelle scelte straordinarie che per negligenza si sono sempre evitate, o le fa questo governo oppure a casa e avanti un altro, subito.
di Alfredo Mosca