venerdì 28 febbraio 2020
Che si debba reagire alla cappa di panico e di sconcerto esagerato che per inadeguatezza il Governo ci ha gettato addosso è chiaro, come è chiaro che insistere col Conte bis sia un autolesionismo inconcepibile che il Paese pagherà caro. Girando per le case infatti, visto che le strade per via della paura sono deserte o quasi, si sente una contrarietà a questa maggioranza e al governo come nemmeno con Mario Monti si sentiva, e la domanda è sempre la stessa, perché insistere di fronte all’evidenza?
Qui non si tratta solo della rabbia per la forzatura che a settembre ha consentito l’allestimento di una alleanza politicamente ipocrita e opportunista, si tratta della bocciatura assoluta per un comportamento che in questi giorni ha toccato il masochismo istituzionale. Inutile ripetere l’elenco degli errori disarmanti del governo nella gestione del Coronavirus che hanno portato all’isolamento planetario dell’Italia e al blocco del paese come nemmeno un coprifuoco in guerra avrebbe fatto, perché si va di male in peggio.
Infatti i provvedimenti dell’esecutivo che dovrebbero ristorare, scuotere e rilanciare l’economia sia nelle regioni colpite dal virus e sia nel resto del paese, seguono a ruota la filosofia dell’impreparazione e della inadeguatezza di una coalizione abborracciata e incompetente. Tanto è vero che la parola d’ordine delle misure è identica a quella che si è vista fino ad ora, rimandare, come se rimandare un pagamento, una rata, una scadenza, una bolletta fosse un ristoro, un risarcimento, una compensazione del danno subito, incredibile ma vero.
Come è incredibile sentir parlare di pannicelli caldi del tipo estensione della Cig, o di prestiti a tassi agevolati in un periodo in cui il costo del denaro è di suo già prossimo allo zero, oppure ancora della vigilanza sui prezzi quando da noi di mister prezzi se ne parla dal 2008. Ecco perché viene da una parte la voglia di un sorriso amaro e dall’altra la rabbia di essere finiti in mano ad una sorta di capitani di sventura anziché di lungo corso, in grado di manovrare nei marosi avversi e perniciosi.
Per come stiamo messi infatti, complice la mazzata inaspettata del Coronavirus, anziché brodini caldi servirebbero porzioni nucleari di misure nuove e coraggiose sul fisco, sulla semplificazione, sulla burocrazia, sul sostegno all’intrapresa e all’occupazione, sull’avvio immediato dei lavori fermi. Parliamo di cifre tali che al di là dei fondi esistenti per le infrastrutture, ingessati per la scriteriatezza dei grillini, richiederebbero la voce grossa con l’Europa affinché la smetta di impedirci quegli stanziamenti espansivi e produttivi con la scusa del deficit e dell’austerità sui conti.
Ecco perché servirebbe un governo autorevole e coeso in grado di presentarsi in Europa non per chiedere ma pretendere quella collaborazione e quella solidarietà che fino ad oggi è stata solo chiacchiere e distintivo, sul bilancio, sull’immigrazione, sul Mes, sulle quote e così via. Come servirebbe un esecutivo abile e arruolato alle necessità non solo conseguenti al virus, ma a quelle precedenti scaturite dalle sciocchezze gialloverdi a partire dal reddito e da quota 100 che hanno sottratto una barca di miliardi in assistenza e statalismo inutile e dannoso
Eppure sembra incredibile, ci ritroviamo un governo con lo stesso premier, quello dell’anno bellissimo, ed esattamente come prima, con la più parte dei ministeri in mano ai grillini che complice l’errore enorme di Matteo Salvini, hanno fatti danni e guai peggio che mai. Ecco perché dobbiamo esorcizzarsi dalla paura esagerata e soprattutto dal governo se vogliamo evitare la recessione più grave della storia e l’isolamento peggiore del passato, qui ne va dell’Italia dal nord al sud, dall’economia alla occupazione alla tenuta sociale e psicologica del Paese.
Questo esecutivo, non ha il supporto di coesione, competenza, esperienza, del tatto e dello stile indispensabile alla guida in sicurezza, lo abbiamo visto in mesi di teatrino e liti, ultimatum e provocazioni, annunci smentite e contraddizioni, assurdo insistere in mancanza di tutte le condizioni.
di Alfredo Mosca