M5s, Crimi: “Il Movimento esiste se va da solo, no destra o sinistra”

giovedì 30 gennaio 2020


Il Movimento cinque stelle vive una fase di assoluta anarchia. Persino gli Stati generali in programma a marzo dovrebbero essere rinviati. Intanto, il reggente Vito Crimi, il “gerarca minore”, come lo apostrofava una maestro del giornalismo come l’ex direttore di Radio Radicale Massimo Bordin, si atteggia a capo politico e prova a ribadire una strada già sconfessata dagli elettori ovvero la “terza via”. Né di qua né di là. Come cantava Samuele Bersani, “né con la destra ma nemmeno col Pci”.

In un’intervista al Fatto quotidiano, Crimi sostiene che “nel momento in cui si parla di collocazione politica, è come dire che il Movimento non esiste. Siamo nati quando è fallito il bipolarismo. Abbiamo un nostro campo, fatto dei nostri valori: dall’acqua pubblica alla tutela dell’ambiente, fino al reddito di cittadinanza. Io gli altri li sfido su questo”. Il reggente grillino non vuol dire se il movimento debba andare a sinistra o a destra: “Il punto – spiega – sono gli obiettivi da realizzare. E comunque non c’è governo possibile senza il M5s, non ci sono altre geometrie. Siamo il punto fermo di questa maggioranza”.

Crimi ricorda “che tanti anni fa Beppe Grillo chiese la tessera del Pd, per correre alle primarie. Ma cercava semplicemente uno spazio per delle idee, non una collocazione”. Agli stati generali, fa anche sapere il capo provvisorio, “auspico che il dibattito non sia su questo, altrimenti sarebbe povero”, “dovremo dare il massimo per il referendum sul taglio dei parlamentari del 29 marzo”. Poi, “dobbiamo fare una verifica sui nostri valori, capire se e come li abbiamo declinati.

Poi dovremo individuare nuovi obiettivi da realizzare, quindi ci occuperemo di regole e organizzazione”. Il M5s manterrà un capo politico o passerà a un organo collegiale? “Ogni organizzazione collettiva ha bisogno di una figura apicale: non è possibile avere solo un organo collegiale”, “prima le esigenze e le cose da fare – avverte anche –, poi i nomi per farle. Cambiare le regole significa cambiare lo Statuto. Solo se sarà necessario”.


di Manlio Fusani