martedì 7 gennaio 2020
Volevano aprire tutto ciò che, istituzionalmente parlando, li circondava come una scatoletta di tonno e – lo ammettano anche i più critici – ce l’hanno fatta, a partire dal loro stesso movimento-azienda. E da quella scatoletta sono usciti una serie di trancetti senza personalità, senza idee sulla gestione di un qualsiasi voglia organo dello Stato, a livello locale cosi come al governo nazionale.
Hanno fatto danni governando con il “contadino verde” (che ha assecondato provvedimenti al limite dell’incredibile dei quali il Paese ha già iniziato a pagare le conseguenze), per poi trascinando nelle proprie inverosimili pazzie un Pd il cui disarmante segretario dimostra, di giorno in giorno, di non sapere dove mettere le mani.
Una volta c’erano i congressi di partito nei quali si discuteva, si litigava, ci si prendeva anche a male parole e poi vinceva la mozione che raccoglieva più voti. Oggi, invece, decidono le scelte politiche di un movimento (nato con il “Vaffa” contro il mondo) un imprenditore privato, un comico ed un loro burattino. Quest’ultimo, senza arte né parte, si è ritrovato a ricoprire nell’ordine il ruolo di coordinatore politico del movimento, ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro. Poi, mantenendo sempre il coordinamento di cui sopra, è ministro degli Affari Esteri e Cooperazione internazionale. I risultati di tutti questi incarichi sono, purtroppo, di fronte agli occhi di tutti. Uno degli ultimi espulsi – il senatore Gianluigi Paragone – si dice pronto ad affrontare la sua battaglia contro “il nulla” (di cui, evidentemente, non si era accorto in precedenza). Già, il nulla. E che aggiungere di più?
di Gianluca Perricone