Governo: le dimissioni di Fioramonti scatenano l’ira di Zingaretti

venerdì 27 dicembre 2019


“Mi stupisce che tante voci della leadership del M5s mi stiano attaccando. E per che cosa? Per aver fatto solo ciò che ho sempre detto”. Con queste parole su Facebook, il grillino Lorenzo Fioramonti ha inaugurato la giornata, dopo le polemiche scatenate dalle sue dimissioni da ministro dell’Istruzione.

Eppure, il passo indietro di Fioramonti era nell’aria da giorni. Un fatto è certo: Giuseppe Conte non si aspettava un’uscita di scena così clamorosa. “Bisogna sostituirlo prima dell’Epifania, altrimenti sarà un casino”, è il monito che ripete il sottosegretario a Palazzo Chigi, Vincenzo Spadafora. Fonti pentastellate sostengono che Fioramonti “da tempo inviava messaggi a Luigi Di Maio e Davide Casaleggio minacciando di uscire dai 5 Stelle, per non restituire i 70mila euro di debito accumulati col M5s”.

Sono solo veleni? Nicola Zingaretti rincara la dose. Per il segretario del Pd la vicenda va derubricata a “sceneggiata”. I collaboratori descrivono il governatore “molto irritato”, anzi “furioso”.

Saranno destinate al “Tecnopolo Mediterraneo per lo Sviluppo sostenibile le ultime restituzioni”, annuncia poi lo stesso Fioramonti, presentandole come “un piccolo gesto per dimostrare che la ricerca, soprattutto quella che può migliorare la qualità della vita, ci sta davvero a cuore”. Il centro di ricerca cui intende destinare i fondi, scrive Fioramonti, è “un centro di ricerca pubblico che – da viceministro prima e da ministro poi – ho promosso a Taranto, una città deturpata da un modello di sviluppo sbagliato. Ed invito anche altri parlamentari 5 stelle a fare lo stesso, non appena il conto sarà attivo”. Nel post Fioramonti aggiunge: “Ho chiesto a tutto il governo di fare di più per finanziare il Tecnopolo, che ad oggi riceve un esiguo finanziamento annuale di 3 milioni, perché è forse il segno più concreto per una comunità civica che – come tutti noi – ha bisogno di futuro”.  


di Mino Tebaldi