Corruzione, arrestati manager della Caronte e il sindaco di Villa San Giovanni

mercoledì 18 dicembre 2019


Arresti nello Stretto di Messina. È sorprendente il risvolto dell’indagine “Cenide” della procura di Reggio Calabria sull’utilizzo dei piazzali davanti agli imbarchi dei collegamenti fra Calabria e Sicilia. I carabinieri reggini hanno arrestato il sindaco di Villa San Giovanni Siclari, Antonino Repaci e Calogero Fimiani, rispettivamente presidente del Cda e amministratore delegato della società di navigazione “Caronte & Tourist Spa”. Gli investigatori avrebbero accertato come i manager indagati avrebbero promesso di elargire utilità ad amministratori comunali che in cambio avrebbero asservito la loro pubblica funzione agli interessi privati della società di navigazione.

In particolare, secondo l’accusa Antonino Repaci si sarebbe mosso anche con il vertice dell’amministrazione comunale, individuando il suo principale interlocutore nel sindaco Siclari – eletto con una lista civica e fratello del senatore di Forza Italia Marco – con l’obiettivo di assicurarsi l’affidamento di un’area sulla quale la società aveva progettato la realizzazione di alcuni lavori.

Giovanni Siclari è stato fermato ieri sera, mentre si trovava in Comune per partecipare ad alcune riunioni. I carabinieri si sono presentati in Municipio e gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per corruzione. Siclari è stato eletto nel 2017 con una lista civica e passato in Forza Italia nell’ottobre dello scorso anno. Dopo appena tre giorni dall’elezione fu sospeso dal prefetto di Reggio Calabria in base alla Legge Severino, perché condannato in primo grado per abuso d’ufficio insieme al suo predecessore Antonio Messina, di cui era vicesindaco. Siclari è poi tornato in carica nel luglio 2018.

L’inchiesta “Cenide” della Dda di Reggio Calabria, condotta dai carabinieri, è partita dopo le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia affiliato alla ‘ndrangheta, Vincenzo Cristiano, ed ha avuto come oggetto il “progetto per la riorganizzazione dell’area Villa Agip con la realizzazione di un nuovo impianto di bigliettazione e connessa automazione” della società Caronte & Tourist.

Dalle indagini, coordinate dai pm distrettuali Walter Ignazitto e Gianluca Gelso, è emersa come figura centrale quella dell’ingegnere Francesco Morabito, responsabile del settore tecnico urbanistico del Comune di Villa San Giovanni. Morabito si sarebbe direttamente interessato della vicenda della biglietteria nella quale sarebbero coinvolti Antonino Repaci e Calogero Famiani, presidente del Cda e Ad della società e un altro dipendente comunale, Giancarlo Trunfio, agevolando la realizzazione dei lavori.

In particolare, in cambio della promessa di assunzione del figlio di Trunfio da parte della Caronte e Tourist, Morabito e Trunfio avrebbero adottato un provvedimento illegittimo per consentire alla società la rapida realizzazione dell’opera in assenza di un titolo edilizio. Repaci si sarebbe anche mosso con il vertice dell’amministrazione comunale, individuando il suo principale interlocutore nel sindaco Giovanni Siclari, per assicurarsi l’affidamento dell’area sulla quale la società aveva progettato i lavori che tuttavia era di proprietà Anas.

Dalle indagini sarebbe emerso anche un altro caso di corruzione con protagonista Morabito che avrebbe agevolato l’iter delle pratiche edilizie di Gaetano Bevacqua, noto imprenditore della ristorazione e gestore della sala ricevimenti “Villa Chiringuito” di località Cannitello di Villa San Giovanni. Tutto ciò in cambio di cene gratuite o con rilevanti sconti per sé e per altri. Sempre Morabito avrebbe indirizzato l’aggiudicazione dell’appalto per la progettazione definitiva ed esecutiva della riqualificazione del lungomare in favore del raggruppamento temporaneo di professionisti in cui ha inserito anche suo figlio Giovanni Marco, neolaureato in ingegneria.

Con le medesime modalità Morabito, in concorso con Vincenzo Cristiano, avrebbe anche turbato la gara per fare aggiudicare alla Cooperativa sociale Pandora gli appalti relativi al servizio di pulizia del Municipio negli anni 2014 e 2016. Morabito avrebbe concordato con i rappresentanti della coop la presentazione dell’offerta, predeterminando modalità ed entità del ribasso e garantendo preventivamente l’aggiudicazione dell’appalto. In questo caso la contestazione è aggravata dalle modalità mafiose.


di Redazione