martedì 10 dicembre 2019
Ecco l’ennesimo attacco alla giustizia. La firma è, naturalmente, pentastellata. Un nuovo assist alla gogna giudiziaria di matrice grillina. Il Movimento cinque stelle non vuole che entri in vigore la legge sulle intercettazioni e il Partito Democratico tentenna. Rischia di slittare, per la quarta volta, l’entrata in vigore della riforma delle intercettazioni approvata nel dicembre di appena due anni fa dal Governo guidato da Paolo Gentiloni e fortemente voluta dall’allora Guardasigilli, il dem Andrea Orlando.
Nella bozza del Decreto Milleproroghe che il Governo giallorosso si appresta a varare, è spuntato il rinvio di altri sei mesi: dal 31 dicembre 2019 al 30 giugno 2020 dell’entrata in vigore della legge che mira a tutelare il diritto alla riservatezza delle persone coinvolte nelle indagini e a limitare il meccanismo.
Dal canto suo, il Pd sembra impotente ma non nasconde il proprio disappunto. Fonti parlamentari sostengono che nel partito serpeggia irritazione per la decisione di procrastinare. Nei giorni scorsi le opposizioni avevano parlato di uno scambio tra dem e M5s sulla riforma della prescrizione. Ma la decisione di chiedere il rinvio dell’entrata in vigore della riforma Orlando sulle intercettazioni è unilaterale, spiegano fonti parlamentari dem. Non se ne era mai discusso. Un fatto appare evidente: l’intenzione del Movimento 5 stelle di frenare la riforma delle intercettazioni rischia di complicare il dialogo tra i due partiti di governo.
di Duilio Vivanti