venerdì 29 novembre 2019
Credevo che certe cose avvenissero solo nelle discussioni del bar dello sport e nelle botteghe dei barbieri di paese (se ancora esistono). Solo lì riuscivo ad immaginare qualche tronfio stronzetto “un po’ istruito” che cerca di coinvolgere personaggi della storia di cui si è inteso parlare a scuola nelle diatribe sul campionato di calcio. Giuseppe Garibaldi? Sarebbe stato del Genoa? Macché! Della Sampdoria. E Giuseppe Mazzini? Quello manco aveva idea del calcio. Ed altre cavolate per giudicare Benito Mussolini se non si fosse rincoglionito con la Claretta Petacci. E che magari sniffava pure.
Pensare che certe situazioni, certi mali, certi vizi e vizietti non abbiano tempo e che si debba vedere e misurare il secolo passato con avvenimenti e situazioni venuti fuori adesso e di cui solo adesso quelli del bar dello sport hanno inteso parlare, è cosa che si può concepire solo a livelli di grossolana incultura e di triviali abitudini. E, invece, ti trovi un giorno di fronte a voci e scritti che vengono da fonti targate con il massimo del livello culturale, che sono anch’esse al livello del bar dello sport. Solo che non ne hanno mai quel po’ di divertente andare a vanvera che rende talvolta prezioso il linguaggio popolare.
Ci sono neologismi che per la loro grossolana ed assai approssimativa genericità, che si direbbe necessariamente lontana da ogni genere ed ambiente colto o, semplicemente, informato, te li trovi un bel giorno sulla bocca e negli scritti di chi dovrebbe simboleggiare la cultura, la storia e portarne sempre il segno inconfondibile. È venuto fuori nell’ultimo anno il termine “sovranista”, che dovrebbe significare e significa, non potendo e non volendo significare altro, l’atteggiamento politico di ostilità alla temuta perdita della sovranità nazionale (!) ed al suo dissolversi nella Comunità europea. Brutto termine. E stupido ed ignorante ne è il procedimento di formazione del neologismo.
Dico subito che “sovranista” per me è e rimane qualcosa che ha a che fare con la parola con la quale fino ad un paio di secoli fa si indicavano i castrati che teatri e chiese sfornavano per farli cantare da grandi con voci di soprano (sopranisti) raggiungendo tonalità e modulazioni di incredibile valore. “Sopranisti” eccezionali passati alla storia hanno raggiunto eccelse posizioni sociali ed economiche. Ricordiamo Farinelli.
Ma i “sovranisti” attuali non sono castrati e più che cantare sbraitano, ma hanno anch’essi successo. Ed ancor più ne hanno le “sovraniste” che nessuno confonderebbe con Farinelli. Ma questo “precedente”, e questo ritornare alla memoria del termine quasi identico, non è affatto noto e diffuso. Mentre i sovranisti sono di moda ed hanno successo, alle loro convinzioni politiche si dà un significato che, però, è frutto di una distorsione e di un equivoco. E frutto di ignoranza pura e semplice. Distorsione ed equivoco anche perché non sono solo i cosiddetti sovranisti gli unici a sostenere la sovranità del loro Stato nazionale.
Ché l’europeismo, la fedeltà e la volontà di rendere più stretto il legame federale europeo non sono affatto l’antitesi della sovranità e del rispetto della Nazione e del suo organismo statale. Basta leggere la Costituzione, nella quale è riaffermato il carattere sovrano della Repubblica Italiana, sovranità di cui parte può essere rimessa ad organismi sovranazionali. Del resto gli Stati dell’Unione Nord Americana degli Stati Uniti d’America, si considerano Stati “sovrani”, malgrado il vincolo federale.
Ma all’ignoranza del Diritto costituzionale e della storia, si unisce un tipo di imbecillità che può considerarsi originaria, imprevedibile. Così apprendo (grazie ad un buon articolo uscito su “Il Giornale”) che nientemeno nell’enciclopedia Treccani, che, malgrado l’origine ed il legame con l’Accademia Fascista è testo di alto livello culturale (o così sembra), appare oggi un termine: “sovranista psichico”.
Così la definizione più o meno esatta di un atteggiamento politico (sbagliata se si considera un sinonimo di “nazionalismo”) diventa una malattia, una sindrome psichica. Chi è sovranista, ha, deve avere, qualche rotella del comprendonio che non va del tutto bene. Si può essere, secondo la Treccani, “sovranisti, antifederalisti e antieuropeisti” solo se si è un po’, come dire “tocchi”, affetti da questa sindrome. Io mi considero europeista e l’idea della Comunità e della Federazione Europea l’ho appresa oramai da un sacco di decenni, dalla conoscenza, dalla parola e dalla storia di uomini come Ernesto Rossi. Con tutto ciò non ho mai dubitato della sovranità della Repubblica Italiana da sentire, amare e difendere, nei confronti dell’Europa e degli altri. Non credo che ciò comporti che io sia affetto da una sindrome da dovermi affidare ad uno psichiatra. Ci sono “sovranisti” insopportabili non già per la patologia che li affligge, ma per quello che dicono e quello che pensano e fanno. Cazzate se ne possono fare “sovranamente” nell’ambito nazionale ed in quello europeo. Si può essere patrioti ed amare la nostra italianità pur essendo europei ed europeisti ed amando questa nostra Europa che è anch’essa nostra Patria.
Garibaldi, Mazzini, erano forse “sovranisti psichici”?! Patria che sarebbe più bella, più viva se non brulicasse di certi “imbecilli”, targati come tali non solo nel bar dello sport. Imbecilli enciclopedici.
di Mauro Mellini