lunedì 25 novembre 2019
Ricordate Fabrizio De André e il suo... “Le alici fanno il pallone”? Ecco, per le... “sardine” italiane è esattamente la stessa cosa. Nuvole. Bolle di sapone. Come i “Girotondi” di Nanni Moretti (quello di: “D’Alema: dì qualcosa di sinistra!”. Avete presente?) nati spontaneamente come funghi al primo sole d’autunno e destinati a mio avviso a scomparire altrettanto rapidamente. Questo perché, al contrario del Movimento di Grillo-Casaleggio, in questo caso non si intravvede dietro di loro né un regista di successo, né un comico istrione o una testa pensante in grado di coordinare politicamente il tutto. Il “Pallone”, infatti, stabilisce da sé la direzione prescelta seppur non in modo casuale. Anzi: la sua dinamica rimane sostanzialmente newtoniana e deterministica una volta conosciute le condizioni iniziali e al contorno che ne contraddistinguono il moto (come accade quando qualcuno dei promotori è iscritto al Partito Democratico o ricopre cariche elettive in quel partito). Poiché l’ammasso nasce dal mondo dei social, trovo coerente il suo rifiuto di qualsivoglia strumentalizzazione o etero direzione da parte delle formazioni politiche tradizionali, ribadendo al resto del mondo il dogma di ”Uno vale uno”. Anche in questo caso, come per il grillismo, tutti si sentono in diritto, cioè, di rappresentare tutti (e, beninteso, in primo luogo se stessi!). Voi capite bene l’inconcludenza della faccenda, più simile a un raduno rave che a un meeting che abbia le stimmate di un “luogo” (dialettico) per mobilitare su di un nuovo ideale di società un popolo di sostenitori.
La dialettica senza interlocutore del “Pallone” mi ricorda tempi che spero non tornino più allorquando fin troppi cittadini comuni si chiamarono fuori dalla responsabilità politica, aderendo pubblicamente allo slogan: “Né con lo Stato, né con le Br”. Nell’era dei social temo che quei numeri di “ponziopilatisti” si siano moltiplicati per cento, con le notevoli, preoccupanti risonanze del caso. Per evitare simili ambiguità, servirebbe un serio “Manifesto” in cui si formalizzi con un certo rigore il pensiero politico-sociale di questo movimento spontaneo che non si vuole né di destra né di sinistra. Ma, siamo sicuri che in modo sotterraneo non sia configurabile un consenso politicamente mirato che violi nei fatti quelle dichiarazioni di indipendenza (M5S insegna...), destinate in realtà a essere strumentalizzate a fini elettorali per il rinnovo dei consigli regionali? Avrà o no un significato politico l’essere scesi in piazza per circondare simbolicamente i luoghi e gli spazi fisici dove si stavano svolgendo altrettante manifestazioni elettorali del principale capo politico dell’opposizione? È legittimo quindi ipotizzare che quelle manifestazioni “spontanee”, le cui immagini semi plebiscitarie sono state a più riprese fatte proprie dalla propaganda progressista e dai media compiacenti, siano in grado di influenzare e orientare la capacità di giudizio dell’opinione pubblica in funzione anti-salviniana.
Sfortunatamente, la maggioranza silenziosa (certo, per colpa esclusivamente sua!) non ha minimamente, per definizione, la stessa incisività nel proporre pubblicamente una diversa e probabilmente vincente, opposta visione delle cose, dato che l’attuale maggioranza di governo è da almeno un anno assoluta minoranza nel Paese, visti i più recenti risultati elettorali sia a livello locale che europeo. Ragioni per cui con la demonizzazione di Matteo Salvini (che ha fatto di tutto per meritarselo, in tutta franchezza!) si è evitato di restituire la parola all’elettorato sovrano a costo del ridicolo e del paradosso. Anche se, obiettivamente, questa preclusione di fatto è solo un mero, temporaneo rinvio del momento della verità. Una cosa mi sono sempre chiesto senza mai avere risposta dalla politica: perché non si è mai pensato di creare all’interno dell’Istat una costola indipendente (un’Authority di verifica della public opinion) che, a partire dall’universo degli utenti Internet certificati e con le stesse procedure garantiste del voto elettronico, proceda a consultare l’intero universo degli iscritti (parecchie decine di milioni, quindi) su di una batteria di quesiti proposti da almeno un quinto dei parlamentari italiani? Così, almeno, il risultato sarebbe obiettivo e non manipolabile né da eventuali “Cerchi magici”, né da populisti di professione. Ma, a voi cittadini, non vi interesserebbe?
di Maurizio Guaitoli