mercoledì 30 ottobre 2019
Gli interventi di apertura al convegno di presentazione dell’associazione politico-culturale “Destra Liberale” del direttore de “L’Opinione delle Libertà”, Arturo Diaconale, e del deputato della Lega Giuseppe Basini, promotori dell’iniziativa con Alessandro Sacchi dell’Unione monarchica italiana e Michele Gelardi, presidente di Stato Minimo.
Secondo Arturo Diaconale, “occorre dare vita ad una destra liberale in piena sintonia e collaborazione con le altre destre. Che non abbia come tratto caratteristico quello di una moderazione divenuta sinonimo di passività di una sinistra che non ha più motivazioni oltre quella della rabbiosa nostalgia per il potere frenante. Ma che sia liberale, liberista e libertaria in maniera intransigente. Che sia laica, riformista e riformatrice senza remore di sorta. Che non possa non dirsi crocianamente cristiana ma che non abbia timori reverenziali nel criticare la svolta pauperista e terzomondista di una Chiesa che detesta la modernità occidentale e costituisce un ostacolo oggettivo alla speranza di una Europa unita e di una Italia artefice del proprio destino. Che difenda i valori cristiani della solidarietà e della misericordia ma che non dimentichi l’esistenza nel messaggio di Cristo del perdono e dell’amore. Che non si appiattisca su un europeismo di maniera politicamente corretto ma si batta con decisione per gli Stati Uniti d’Europa sul modello degli Stati Uniti d’America. Che sia strenua nemica dello statalismo burocratico che umilia e schiaccia l’individuo riportandolo alla condizione di suddito servitore delle epoche passate. Che, nel rispetto dell’uguaglianza dei diritti e dei punti di partenza, difenda ad oltranza le differenze del merito, delle competenze, delle capacità e delle conoscenze”.
Secondo Giuseppe Basini, “c’è da essere fortemente preoccupati e spinti all’azione per una destra unita e d’impronta liberale, dalla ormai chiara involuzione della sinistra occidentale, che, pur tra mille contraddizioni, sta assumendo quasi le caratteristiche di quella rabbiosa intolleranza che fu propria del comunismo e senza nemmeno la sua, seppur rozza e totalitaria, fiducia nel progresso”.
di Redazione