giovedì 3 ottobre 2019
Che tempo fa a scuola? Quello delle statistiche occidentali, direi, che ci collocano in fondo alle classifiche a causa di una scolarizzazione vuota, per cui troppi diplomati e studenti hanno difficoltà a leggere e comprendere un testo scritto e, per di più (vedi gli alti lai lanciati da esimi prof universitari) fanno errori da quinta elementare per le sgrammaticature contenute nelle loro tesi di laurea!
Conosco personalmente il ministro della Pubblica Istruzione e dell’Università Lorenzo Fioramonti e, per quanto mi risulta, lo ritengo una persona seria e preparata. Per cui, non avendo avuto modo di parlare con lui in merito alla questione del crocefisso nelle aule, mi astengo da qualsiasi commento in proposito. Dico soltanto che il simbolo della cristianità mi ricorda chi è onorato come il Giusto dei Giusti, essendo Cristo dal mio punto di vista il complementare etico al Male, il nemico irriducibile di tutte le religioni esistenti al mondo!
Qui, invece, vorrei occuparmi del tema caldissimo di come riorganizzare una scuola che non funziona più da decenni e che, quando produce cervelli, lo fa sempre di più selezionando per censo e ceto, in quanto le famiglie abbienti mandano i propri figli a studiare nei migliori istituti universitari all’estero, alimentando così il fenomeno della così detta “fuga dei talenti”, che vanno a trovar miglior fortuna nei Paesi in cui il merito, la competenza e il duro lavoro sono effettivamente riconosciuti, sia per status delle carriere, sia come remunerazione e accesso selettivo ai fondi per la ricerca.
Vale la pena, in merito, ricordare il bel volume recente Per amor proprio di Federico Fubini, che denuncia come la Germania, a proposito di alta formazione, abbia “estratto valore” per centinaia di miliardi di euro dall’Europa, in quanto un esercito di brillanti laureati formatisi a spese dei bilanci pubblici dei propri Paesi europei di origine è emigrato intellettualmente nella Patria di Goethe, per trovare lì un lavoro qualificato e ben remunerato! Qui, in Italia, è avvenuta da molto tempo la crocifissione del merito e del rendimento scolastico, sia per i discenti che per gli insegnanti.
Oggi è vietato bocciare, come è vietato, grazie alle barricate e alla blindatura eretti da quarant’anni a questa parte da sindacati piccoli e grandi di categoria, pretendere dagli insegnanti di sottoporsi periodicamente alla verifica dei risultati della loro attività, obbligandoli ad abbandonare quella pedagogizzazione estrema che oggi li caratterizza nell’insegnamento delle loro materie. Vanno privilegiate, come sostiene anche Ernesto Galli della Loggia nel suo volume recente L’Aula vuota, la coscienza umanistica così come lo sviluppo delle capacità analitiche individuali degli studenti, che offrano loro un ragionevole timone per muoversi all’interno di un’informazione oceanica, sistematizzandola sia dal punto oggettivo che soggettivo. Tempo fa, inviai allo stesso Fioramonti una mia proposta di riqualificazione della scuola pubblica, in particolare di quella superiore e universitaria, che qui riassumo brevemente.
Un pilastro di quella costruzione è rappresentato dal “reclutamento aperto” del corpo docente, che deve essere curato da un’autorità esterna e indipendente (blindata dalla designazione del suo vertice a maggioranza qualificata da parte del Parlamento) che si occupi del riconoscimento delle abilitazioni attraverso prove scritte e orali, assegnando a titoli accademici, di cultura e di servizio punteggi numerici prestabiliti, i cui parametri sono fissati da regolamenti adottati e rivisti con cadenza periodica dall’autorità stessa. Gli iscritti abilitati, in base ai regolamenti dell’autorità, hanno l’obbligo periodico di aggiornamento professionale e sono sottoposti con cadenza quinquennale alla verifica del possesso dei requisiti di accesso. Le graduatorie o elenchi sono a scorrimento nel tempo e spetta all’autorità operare il famoso “matching” (incastro) tra posti di lavoro disponibili e posizioni occupate nelle graduatorie di merito.
Per esempio, tra gli elenchi gestiti dall’autorità figurerebbe anche quello dei dirigenti scolastici, in possesso dell’abilitazione relativa conseguita a conclusione di prove di alto livello e complessità scientifica e culturale, oltre che di esperienza sul campo. La cosa più interessante, però, è costituita dal fatto che l’esistenza degli elenchi gestiti dall’autorità permettono di costruire un vero e proprio “mercato” parallelo per quanto riguarda la remunerazione accessoria degli iscritti.
Gli studenti e le loro famiglie, cioè, possono ottenere crediti bancari ultra agevolati in funzione del reddito familiare per remunerare (attraverso una student credit card, o una App ricaricabile) ore individuali di lezione, scegliendo direttamente i docenti abilitati ed esprimendosi successivamente con un proprio giudizio di “customer satisfaction” sugli insegnamenti ricevuti, in modo da garantire all’utente un potere di valutazione di merito del docente che oggi manca del tutto su quel versante.
Caro Lorenzo, se ci sei batti un colpo!
di Maurizio Guaitoli