giovedì 3 ottobre 2019
È chiaro a tutti oramai quanto sarebbe stato meglio e naturale portare gli italiani in cabina elettorale. Questa maggioranza infatti, numeri a parte, è sempre di più un carrozzone finito nel pallone.
Basterebbe valutare le uscite dei ministri, dei sottosegretari, per non parlare di quelle del Premier, che in preda ad una crisi di sopravvalutazione personale si considera il guru della politica nazionale.
Insomma, sfidiamo il più grande esperto di rebus a capire quale sia la linea sull’economia, sul lavoro, sullo sviluppo, sulle risorse da trovare per la finanziaria e per i conti da far quadrare; l’unica certezza è l’aumento delle tasse e delle complicazioni per pagare nuove imposizioni.
Non passa giorno senza che venga annunciata da qualche membro di Governo una soluzione, una decisione sulla linea fiscale stabilita, seguita però da una smentita. Sembra un gioco a smascherarsi fra di loro, fra chi la vuole cotta e chi cruda, anziché il re è la realtà che è nuda. Tanto nuda da capire che al posto del nuovo umanesimo annunciato da Giuseppe Conte stiamo imboccando la via del precipizio, della confusione più totale, della esasperazione generale.
In poche settimane si sono annunciate e rinnegate le tasse sulle merendine, sui contanti, sui voli, sulle accise, sul catasto immobiliare, sui ticket sanitari, sui diesel, sulla rimodulazione dell’Iva e delle detrazioni, addirittura sulle colf e le badanti; insomma, un gran pavese da incutere terrore nel Paese. Da giorni e giorni l’unico tema è l’aumento delle imposte, eppure questa maggioranza si era presentata garantendo il contrario, assicurando una stagione di crescita, sviluppo e riforme, insomma parliamo del pistolotto alle Camere fatto dal Premier sul nuovo umanesimo. Alla faccia!
Quanto ci costerà lo sbaglio di aver sottratto il Paese al voto lo vedremo, ma di sicuro sarà una cifra grande quella che pagheremo, come pagheremo l’incapacità e la inadeguatezza di un Esecutivo votato alla sprovvedutezza.
Pensate solo alla storia delle ritorsioni americane per l’intrigo sugli aiuti di Stato sancito dal wto nei confronti della Ue sull’affare Airbus-Boeing, dove nulla c’entriamo, perché nel consorzio degli aerei noi non ci stiamo. Dunque anziché con gli Usa dovremmo protestare con l’Europa. Dovremmo battere i pugni con la Ue per chiedere la certezza del risarcimento delle eventuali perdite di export a seguito dei dazi che l’amministrazione americana intende provvedere su alcuni settori. Perché sia chiaro, se dazio fosse sarebbe solo colpa di Francia, Germania, Spagna e Inghilterra che hanno brigato sull’Airbus contro la Boeing, l’America darebbe solo corso al dispositivo stabilito dal wto che le ha dato ragione, altro che raccomandarci a Mike Pompeo per qualche privilegio singolare. Oltretutto per l’idiozia politica voluta dai grillini con l’accordo italo-cinese sulla Via della Seta, l’America ci guarda molto male e un beneficio eventuale lo farebbe pagare assai sul piano della politica internazionale. Un errore dietro l’altro, tra il prima e il dopo.
Infine, sia chiaro che in tutto questo Donald Trump non c’entra un tubo, perché il conflitto fra Boeing e Airbus parte nel 2004, una vita fa, quando “The Donald” nemmeno lontanamente pensava di fare il presidente, dunque smettiamola di scaricargli tutto addosso per antipatia e paradosso.
C’è solo da dire che questo Governo è insussistente, incapace di una politica coraggiosa di sviluppo e di stimolo alla crescita, è un Governo lontano dalla gente, che pensa solo alle tasse e per il resto niente.
di Alfredo Mosca