L’identità ideologica di essere “contro”

lunedì 23 settembre 2019


La politica moderna? Identitaria e anti-ideologica. La raccolta di consensi avviene per condensazione su piattaforme fitte di richiami, invettive, anatemi e appelli “contro” un soggetto o una ideologia del Novecento. In questo senso, le platform “anti-fascismo” e “anti-comunismo” hanno in comune lo stesso Dna. Si fa appello a un fantasma, un gene dormiente e malato che si ritiene profondamente annidato nella società attuale, per coagulare un vasto consenso popolare che operi trasversalmente sulle classi sociali vecchie e nuove. Così facendo, si creano però enormi ambiguità. Prendiamo il “Surveillance State” (“Stato di sorveglianza”, un Grande Fratello infinitamente più pervasivo di quello orwelliano) del presidente cinese Xi Jinping, ormai nominato a vita. Secondo gli antichi schemi novecenteschi, come lo definireste?

Un sincero comunista o un fascista, a causa della sua ventilata minaccia di intervento militare a Hong Kong e dei controlli pervasivi sulla vita di ogni cittadino cinese, monitorato da centinaia di milioni di telecamere sparse in ogni luogo, per riprenderne comportamenti e movimenti, braccati da algoritmi sempre più potenti e onnipresenti di riconoscimento vocale (telefoni cellulari) e facciale? Sapendo poi che i relativi Big Data sono a supporto del governo cinese per assegnare i famosi “punteggi sociali” ai suoi cittadini? E non crediate che sia un cimento puramente teorico, questo sforzo titanico di controllo centrale della vita dei propri sudditi.

Perché vi accorgereste come il sistema a punti (quelli che mettono ora tra i “buoni”, ora tra i “cattivi” le persone segnate) abbia enormi effetti pratici. Ottenere punteggi negativi significava perdere benefit e status, per quanto riguarda il (non più) libero accesso ai servizi pubblici o il rilascio di documenti di espatrio, di carte di credito e di autorizzazione a spostarsi in territorio cinese. Questo per dire che, oggi, nell’era sempre più invasiva e onnipresente dei social network, in ogni atto di vita quotidiana, l’identificazione con “L’anti” coincide con una forma ideologica senza pensiero perché, paradossalmente, se sparisse il “soggetto dell’odio” resterebbe il nulla. Esempi calzanti sono l’anticomunismo berlusconiano dei primi anni Novanta; l’antiberlusconismo di sinistra; l’antifascismo senza più né reduci partigiani, né fascisti attivisti del Ventennio; e così via.

Nel mondo, comunisti conclamati come Kim Jong-un e Xi Jinping rappresentano sistemi ideologici che sono totalmente irriconoscibili rispetto all’identità storica dei comunisti del Novecento. Il fascismo o, ancora peggio, il nazismo sono autentici Ufo della politica, persi da tempo in qualche galassia remota. Come ho avuto modo di analizzare su questo giornale, quelle due terribili piaghe del secolo passato avevano alla loro radice enormi sofferenze e stragi di popolo, come decine di milioni di morti militari e civili, più un numero altissimo di invalidi e di reduci afflitti dalla più assoluta indigenza.

Il “reducismo” tedesco e italiano portava allora con sé la storia di milioni di persone che erano state pronte a uccidere e morire e che, per di più, nel caos della smobilitazione, avevano riportato a casa un numero impressionante di armi in dotazione e di esplosivi con i quali armare milizie popolari e squadracce di picchiatori. Oggi, le nuove pseudo ideologie “anti”, così caratteristiche della politica liquida e gassosa, si coagulano nell’antisalvinismo, mentre vengono messe in sordina e si spengono quelle che appena ieri godevano di consenso plebiscitario, come l’antieuropeismo, l’antileadership, l’antiglobalizzazione e l’anti-immigrazione.

Questo perché il sovranismo populista ha perso (per ora) la sua partita vitale alle elezioni europee di maggio scorso, lasciando però milioni di truppe allo sbando che staranno per un po’ alla finestra, aspettando il prossimo partito personale di turno per lanciarsi come un ariete e demolire il nuovo-vecchio soggetto. Domanda: chi, al posto del Movimento cinque stelle rappresenterà nel futuro prossimo i diseredati della globalizzazione e i nemici giurati delle leadership mondialiste e globaliste? “This is the problem” per i due Matteo. Ovvero: come si risolve il problema degli “antileadership” che per governare debbono farsi essi stessi “leadership”?


di Maurizio Guaitoli