mercoledì 11 settembre 2019
Le perquisizioni sono legittime. Lo ha deciso Tribunale del Riesame di Milano. Stamattina è stata notificata a Lara Pellegrini, legale di Gianluca Savoini, la decisione, depositata ieri pomeriggio, con cui il Tribunale milanese ha ritenuto legittime le perquisizioni e i sequestri di cellulari e documenti a carico del presidente dell’associazione LombardiaRussia, indagato per corruzione internazionale nell’inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega. I giudici Luisa Savoia, Monica Amicone e Roberto Peroni Ranchet hanno depositato solo il dispositivo con cui viene da loro confermato “il decreto impugnato” dalla difesa, mentre le motivazioni del provvedimento verranno rese note nei prossimi giorni.
La difesa di Savoini, dopo aver letto le motivazioni valuterà il ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame che ha confermato il provvedimento dei pm Gaetano Ruta e Sergio Spadaro. La difesa del leghista, tra gli indagati nell’inchiesta ribattezzata “Moscopoli”, aveva chiesto l’annullamento di quell’atto istruttorio. Annullamento proposto dall’avvocato Pellegrini, che ha sostenuto l’inutilizzabilità sotto il profilo processuale dell’audio della riunione all’hotel Metropol di Mosca posto alla base del decreto consegnato all’ex portavoce di Matteo Salvini quando, a metà luglio, i militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria si sono presentati nella sua abitazione.
Per i pm quella registrazione è una notizia di reato e quindi il loro decreto era legittimo. Non così per il difensore di Savoini che, giovedì scorso, durante la sua discussione in aula, ha spiegato che il provvedimento di perquisizione, fondato su una fonte di prova effettuata non si sa da chi e della quale non si conosce la provenienza, andava azzerato assieme ai sequestri di cellulari e documenti. Materiale che, a parere del difensore, andava restituito al legittimo proprietario.
Intanto, nei prossimi giorni dovrebbe essere fissato una sorta di incidente probatorio per procedere nel contraddittorio tra le parti a completare la copia forense di uno dei contenuti di uno dei cellulari di Savoini, in quanto a causa di alcuni problemi tecnici gli investigatori non hanno potuto ancora accedere ad una chat. Dalle analisi effettuate finora sarebbero venuti a galla una serie di messaggi preparatori all’incontro al Metropol, almeno dall’estate 2018, fra Savoini, gli altri due italiani coinvolti e persone legate ai tre russi presenti al tavolo per una trattativa con al centro una compravendita di petrolio che avrebbe avuto lo scopo di far finire 65 milioni di dollari nelle casse della Lega.
di Michele Perseni