venerdì 6 settembre 2019
Roberto Maroni boccia Matteo Salvini. “Sulla crisi di governo ha sbagliato”. Ne è convinto l’ex presidente della Regione Lombardia. Le parole di Maroni rappresentano il segno dell’inizio della resa dei conti all’interno dell’universo leghista. Maroni, intervistato dal Quotidiano.net, sostiene che il leader del Carroccio abbia “commesso un’ingenuità, l’ha ammesso lui stesso. Ci siamo sentiti nei giorni della crisi. Mi tornava in mente la situazione vissuta alla fine del ‘94, con il ribaltone orchestrato da Umberto Bossi ai tempi del primo governo Berlusconi. Io non ero d’accordo con lui. ‘Se esci dal governo’, gli dicevo, ‘non potrai ottenere il federalismo. Potrai solo fare la rivoluzione’. E alle barricate io preferisco l’attività di governo”.
Maroni sottolinea che Salvini, “in termini di consenso, è arrivato dove io e Bossi non siamo mai riusciti ad arrivare; poteva fare tutto. Pensavo che, all’indomani della vittoria sulla Tav, avrebbe puntato a rafforzare la sua posizione all’interno del governo. Chiedendo, per cominciare, i ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture per la Lega. Ha fatto una scelta diversa e la situazione è precipitata. Da milanese, non ha considerato i bizantinismi del rito romano della politica”.
L’ex governatore e ministro non è “per le barricate e neppure per la nascita di un nuovo partito. La Lega, questa Lega, va benissimo. Salvini ha cancellato il Nord dal simbolo del movimento, ma non dalla partita politica. Direi che basta iniziare a giocarla. A interloquire”. In ogni caso, per Maroni, la leadership del “capitano” non è in discussione. “Lui ha tentato di far sposare due istanze: quella del Nord e quella del Sud. Ma non c’è riuscito. Perché – ormai lo ammette anche Francesco Boccia – ci sono due Italie e quella settentrionale continua a chiedere di essere ascoltata. Non vedo una crisi nella Lega. L’insofferenza non è nella base del movimento, ma nella classe imprenditoriale, nei ceti produttivi. Il mondo economico, per sua natura, non è pregiudizialmente avverso ad alcun governo. Quello che è mancato finora è stato il confronto. Questo esecutivo non può prescinderne. La Flat tax può essere una risposta, l’autonomia delle Regioni pure”.
Secondo Maroni è concreta la tentazione di considerare ostile il nuovo governo. Ma la sua posizione diverge profondamente da quella salviniana. “Proprio perché gli equilibri si sono spostati occorre spingere per il dialogo, interloquire in Parlamento. Il luogo più giusto per far valere le istanze dei cittadini”. E sostiene che il suo stile sia “diverso da quello di Salvini. Il fatto che non si siano raggiunti i risultati sperati avrà conseguenze. Ma io non sono in cerca di rivincite. Mi appassiona la politica e oggi la seguo da osservatore”.
Eppure, Maroni si ritiene ottimista. “Sono certo che qualcosa succederà. Con la Lega al governo bastava attendere con fiducia; oggi c’è un grande punto interrogativo. Sul fronte del governo c’è un’inversione di tendenza. Non tanto perché Francesco Boccia, ministro degli Affari Regionali, sia del Pd, quanto perché è pugliese. E quindi, per quanto capace, lontano dalle richieste del Nord. Però sento istanze di nordismo. E dalla Lega mi aspetto che, senza tornare al vecchio simbolo, si recuperino almeno le suggestioni nordiste”.
Addirittura Maroni “benedice” la nuova titolare del Viminale. “Conosco – ammette – il nuovo ministro degli Interni, Luciana Lamorgese con cui ho avuto modo di collaborare quand’ero al Viminale e poi in Regione Lombardia. L’ho chiamata, mi è sembrata emozionata. Le faccio tanti auguri perché il suo è un compito difficile. Sono certo, da superprefetto quale è, che saprà gestire i problemi della sicurezza con saggezza, prudenza e determinazione”.
di Duilio Vivanti