mercoledì 7 agosto 2019
Matteo Salvini sfida i grillini sulla Manovra. Ieri, durante l’incontro con le parti sociali, il ministro dell’Interno ha evocato la parola “crisi”. “È sciocco – ha detto – negare che da qualche mese di troppo ci sono polemiche e litigi con critiche surreali come quelle di Toninelli. Si può mantenere il rispetto personale, ma se si esaurisce la spinta… Se riusciamo fare bene e in fretta facciamo. Se dobbiamo inseguirci, polemizzare ribadisco che non siamo incollati alle poltrone. Non ci costringe nessuno. Se il litigio prevale sulla costruzione, il problema c’è e si pone”.
Per Salvini, “la situazione dei consumi è ferma, bisogna prenderne atto. È vero che aumenta il numero dei lavoratori e diminuisce il numero dei disoccupati. però bisogna anche considerare la qualità del lavoro. Nella grande distribuzione e nei negozi il potere reale d’acquisto delle famiglie è fermo”.
Secondo il vicepremier leghista, nella prossima Manovra economica è necessario “un coraggioso e sostanzioso abbassamento delle tasse. Tutti hanno sottolineato l’importanza di investire in infrastrutture e opere pubbliche. Si sta lavorando all’eliminazione della Tasi e alla riorganizzazione della tassazione sulla casa”.
Intanto, il viceministro leghista dello Sviluppo economico Dario Galli bacchetta il titolare di Via XX Settembre. “Il ministro Tria – afferma – deve ricordarsi che è ministro di un governo politico e prima di uscirsene con affermazioni precise e numeri precisi deve confrontarsi con gli altri esponenti del governo. La nostra è una manovra politica”.
Luigi Zanda si mostra polemico sulle prospettive della Manovra pentaleghista. Il tesoriere del Pd teme “un autunno molto difficile, soprattutto sulle spalle dei lavoratori. La grande mobilitazione di popolo annunciata dal segretario dem Nicola Zingaretti porterà la protesta nelle piazze. Debbo dire, finalmente. Bisogna ripartire dalla lotta alle diseguaglianze che racchiude tutto: la democrazia, l’ambiente, l’Europa, la scuola, il Sud, la progressività fiscale, la sicurezza. I nostri obiettivi. Insieme con le grandi infrastrutture, come la Tav. Naturalmente le diseguaglianze si combattono anche con i giusti rapporti internazionali: sì alle grandi democrazie, no ai regimi autoritari”.
Anche Annamaria Furlan denuncia i ritardi del governo. “Finora – sostiene la leader Cisl – il governo si è limitato ad ascoltare le proposte delle parti sociali. È un fatto sempre positivo confrontarsi. Ma al di là dei titoli e degli obiettivi, non ci sono ancora indicazioni precise su come si intende costruire la prossima manovra. Speriamo che a settembre il governo faccia sintesi e ci presenti una posizione chiara che tenga conto delle proposte che abbiamo fatto”.
La Furlan critica la politica dei navigator. “Stop alle diatribe. Non bastano i navigator. È evidente che prima il governo farà chiarezza, superando le sue diatribe interne, meglio sarà per il paese. Noi pensiamo che la manovra debba puntare ad una riduzione delle tasse per i lavoratori e per i pensionati che rappresentano l’85 per cento dell’erario pubblico. Ridurre le tasse è uno strumento di politica economica per sostenere i redditi, la domanda interna, la produzione e quindi anche l’occupazione. Si può trovare una posizione comune con l’Europa se al centro si mette la crescita produttiva, il rilancio degli investimenti, l’equità fiscale, la riduzione del divario nord-sud”.
Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia sottolinea che, “sia a Palazzo Chigi con il presidente Conte, sia al Viminale con Salvini, Giorgetti, Centinaio, Bongiorno, è emersa una convergenza sia dei rappresentanti delle imprese che dei lavoratori su tre punti. Primo, la riduzione delle tasse sul lavoro attraverso il taglio del cuneo fiscale. Secondo, la necessità di attivare investimenti in infrastrutture. Terzo, la volontà di evitare di definire il salario minimo senza collegarlo ai grandi contratti di riferimento”.
Sulla Flat tax, Boccia osserva che “il nodo risorse è importante. Le risorse vanno concentrate sulla definizione di obiettivi comuni. Ricordiamo che appena abbiamo evitato la procedura di infrazione a livello europeo, lo spread è sceso di un punto percentuale. Dovremmo essere i protagonisti di una stagione riformista europea non chiedendo deficit per spesa ordinaria ma proponendo un piano massivo di infrastrutture transnazionali che possa essere finanziato o attraverso emissioni di eurobond o con strumenti di flessibilità”.
di Duilio Vivanti