venerdì 26 luglio 2019
La mail che smentisce Matteo Salvini sul Russiagate è stata trovata. “Agli incontri del signor Ministro con le autorità russe saranno presenti anche l’onorevole Claudio D’Amico e il dottor Gianluca Savoini”. È stata inviata mercoledì 11 luglio 2018 alle 15.27 dal capo cerimoniale del ministero dell’Interno all’Ambasciata italiana a Mosca. Il capo del Carroccio ha sempre dichiarato che Savoini facesse parte della delegazione. Eppure, i documenti allegati alla relazione consegnata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Parlamento ricostruiscono, minuziosamente, ogni passaggio. Ma, soprattutto, rivelano il ruolo decisivo assegnato a Savoini per la missione russa.
Ma cosa è avvenuto al Metropol? Savoini avrebbe trattato con tre russi e due italiani una fornitura di carburante per fare arrivare alla Lega 65 milioni di dollari. Un anno fa, Salvini programma per il 16 luglio 2018 un vertice bilaterale per incontrare i rappresentanti del Consiglio per la sicurezza nazionale, Yuri Averyanov e Alexandr Venediktov, e il ministro dell’Interno Vladimir Kolokoltsev. Cinque giorni prima, l’11 luglio, parte la richiesta del Viminale. Il 13 luglio “con nota verbale della Ambasciata italiana a Mosca indirizzata al ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa” viene comunicata la lista della delegazione ufficiale e dei partecipanti agli incontri. In in entrambe le liste figurano l’onorevole Claudio D’Amico e il dottor Gianluca Savoini, indicati nello “Staff del Ministro Salvini”.
Il 10 luglio scorso il sito Buzzfeed pubblica gli audio della riunione al Metropol. Salvini sostiene che Savoini non abbia fatto parte del suo staff. “Posso produrre i documenti di chi ha viaggiato con me – sostiene –. Savoini al tavolo? Che ne so cosa ci facesse, chiedete a lui”.
Stamattina, il vicepremier leghista, intervistato da Radio 24, torna sulla vicenda. “Mail del Viminale per accreditare Savoini? Non le mando io. Siamo seri, stiamo parlando di aria fritta. Ho massima fiducia sia in Gianluca sia nella magistratura. Non sono esperto in pranzi e cene, la procura ritiene inutile ascoltarmi, le mie giornate le occupo su problemi reali, non su chi c’è a pranzo e cena”.
A proposito della mail inviata l’11 luglio 2018 dal capo cerimoniale del Ministero dell’Interno all’Ambasciata italiana a Mosca, dove viene annunciata la presenza di Savoini, a chi gli ha chiesto se sapeva della sua presenza Salvini ha risposto “certo”. “Savoini lo conosco dal 1992 – dichiara – è una persona corretta, c’è un’inchiesta della magistratura e non disturbo le inchieste, mi auguro che si chiuda il prima possibile e mi spiace per quelli che si aspettano che da questa roba esca chissà cosa perché non uscirà niente. Leggevo anche le vicende di Siri e mi sembra che anche su quello i malpensanti rimarranno male, ma il ministro dell’Interno si occupa della sicurezza di 60 milioni persone, il controspionaggio lo lascio ad altri”.
Intanto, è in corso in Procura a Milano una riunione fra il pm Sergio Spadaro e i militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Gdf di Milano per selezionare gli atti da depositare alla difesa di Gianluca Savoini il presidente leghista dell’associazione LombardiaRussia, indagato per corruzione internazionale nell’inchiesta sul caso dei presunti fondi russi alla Lega, e che ieri ha fatto ricorso al Tribunale del Riesame contro il sequestro del telefono e dei documenti avvenuto lo scorso 15 luglio. Ieri infatti l’avvocato Lara Pellegrini ha depositato l’atto chiedendo la revoca del sequestro avvenuto lo stesso giorno in cui Savoini, convocato dai pm, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il ricorso al Riesame ha anche lo scopo di verificare, grazie al deposito delle carte, quali siano gli elementi che legittimano la perquisizione e i sequestri e la stessa iscrizione nel registro degli indagati di Savoini.
di Mino Tebaldi