martedì 9 luglio 2019
Per Maurizio Martina, “il segretario non sarà automaticamente il candidato premier”. L’ex reggente del Partito democratico, intervistato da Repubblica, sostiene che il partito “dovrà essere sempre più un movimento che coinvolge gli elettori con referendum in rete sui singoli temi, dall’immigrazione all’ambiente, e sempre meno un partito di notabili che gestiscono tessere e consenso interno”.
Martina, che presiederà la commissione di revisione dello Statuto dem, anticipa le proposte che annuncerà all’assemblea del Pd di sabato prossimo e parla di un “partito rivoltato come un calzino”. Secondo l’ex ministro dell’Agricoltura dei governi Renzi e Gentiloni, se il Pd vuole essere popolare e alternativo ai populisti, “dobbiamo rompere con le incrostazioni e gli errori e cambiare schema di gioco. Ripensare a come sta insieme un partito e per cosa. Alcune degenerazioni da notabili hanno prodotto un cortocircuito tra tessere e consenso interno. Ma la pluralità di pensiero, di sensibilità politico-culturali è una ricchezza”. Poi cita l’esempio dei democratici americani che “hanno nelle loro file Bernie Sanders e Hillary Clinton. Non vedo perché noi non possiamo spaziare da Cuperlo a Calenda”.
Ma la proposta di Martina sul segretario che “non sarà anche candidato premier” registra il coro di critiche dei renziani. Per l’ex vicesegretario Lorenzo Guerini, attuale presidente del Copsair (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), “sul tema modifica statuto bisogna riflettere, senza scorciatoie. E lo si farà nella commissione statuto, anche se dall’intervista del suo presidente sembra che sia stato tutto deciso. Se la maggioranza del partito è per il superamento della coincidenza tra leadership e premiership, per noi è necessario porsi il tema di come si sceglie la premiership e per questo rilanciamo il metodo delle primarie”.
Guerini invoca “chiarezza” e ribadisce il no a separare i ruoli di segretario e candidato premier. “L’obiezione ‘siamo in un sistema proporzionale’ – sostiene – non regge. Quando si voterà la destra si presenterà col volto di Salvini per palazzo Chigi e noi cosa rispondiamo? Che dopo le elezioni decideremo la proposta per il premier in direzione per poi andare al confronto con le altre forze alleate? Su questo punto chiediamo chiarezza. Per noi, insieme al rilancio della vocazione maggioritaria del partito democratico, è questione fondamentale”.
Anche per il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci, “superare il ruolo di segretario da quello di candidato premier nel Pd è un errore, evitare le primarie per scegliere il candidato premier sarebbe letale”.
Il deputato Roberto Giachetti, pensava “che la commissione statuto fosse una cosa seria nella quale confrontarsi e decidere. Invece leggendo Martina questa mattina capisco che hanno già deciso tutto. Come si faceva ai tempi del centralismo democratico. Però fianco a fianco”.
Dopo le critiche Martina ha replicato ai suoi compagni di partito. “Nell’intervista di oggi a Repubblica – ha chiosato – ho esposto alcune mie idee sui temi della riforma del partito. Opinioni maturate anche durante l’ultimo anno da segretario nazionale”.
Per Martina, “si può essere d’accordo o meno, ciascuna opinione va rispettata, se ne parlerà e la Commissione serve esattamente a questo. Poi l’assemblea nazionale Pd sarà sovrana, anche perché è il solo luogo deputato alle decisioni finali su questi temi. Vorrei dire a tutti che possiamo confrontarci serenamente, senza polemiche, e cambiare insieme il Pd”.
di Duilio Vivanti