Il voto liquido

martedì 28 maggio 2019


Con una base alcolica costituita dal crollo di tutte le ideologie, dalla totale assenza di rispetto delle parole date e pure con una leggera spruzzatina di “dichiaro sempre su tutto, tanto se lo dimenticano”, il cocktail “Italia 2.0” è stato servito. Ed è pure stato apprezzato.

Ne avevamo già gustato un altro, cinque anni fa: dopo che un certo Matteo Renzi (con più del 40% dei suffragi) sembrava ci avesse servito il non plus ultra di una bevanda rosea.

E pure un anno fa, il M5S (che ha visto crollare al 17 per cento il proprio consenso) sembrava ci avesse dato una pozione - quasi plebiscitaria - miracolosa.

Lasciando perdere l’illusione ottica di Forza Italia (che fu la prima, per la verità, a collocarci nel girone della fantasticheria, nel lontano 1994) che, giustamente, non è più riuscita a farsi una plastica decente, quel lato del bancone (da saloon) pare essersi del tutto completato.

Dall’altra parte del tavolo è del tutto certo il fatto che ha vinto Matteo Salvini, che - con Giorgia Meloni - può ora raffigurare, a tutto tondo, l’immagine di un Paese del tutto liquido in quanto a stabilità di voto.

Non ci è dato di sapere quanto durerà questo buon raccolto che il vicepremier più nerboruto dei due ha fatto a piene mani, dal Nord al Sud passando per le Isole, ma è indubbio il fatto che la maggioranza giallo-verde (con il 51,4% dei consensi) ha avuto una conferma dal voto di ieri.

Questa constatazione, di fatto, dà alla nostra politica nazionale un approdo sicuro: ricordando a tutti che, un paio di semestri fa, l’ottimo Presidente Sergio Mattarella aveva messo insieme - con un “taglia & cuci” assai paziente - una maggioranza fatta dal 50% di suffragi.

Dobbiamo partire da questo dato (che è pure propulsivo) per ogni approfondito giudizio. Certo, di fatto c’è stato il capovolgimento nel peso tra i due soci fondatori del Governo Conte: ma si può dire senza ombra di dubbio che proprio quest’ultimo ha visto dilatarsi la propria fiducia popolare.

C’è una particolarità interessante, di fronte a noi, che segnerà il futuro politico dell’Italia. La fusione giallo-verde, che si dovrà pur fare o prima o poi, anche se a tutt’oggi non si intravvede ancora, quale a tonalità di marrone ci porterà ?

È indubbio, però, che il Presidente Giuseppe Conte debba alzare il calice e brindare con questo cocktail, anche se pare fuor di dubbio che l’Europa ci isolerà sempre di più: magari riservandoci un “ministero” di terza fila. Del resto, cosa possiamo pretendere da questo voto liquido?


di Sante Perticaro