venerdì 10 maggio 2019
Il sistema elettorale maggioritario ha, nei fatti, ucciso la politica e i partiti con identità culturali che realizzavano comunità valoriali su cui si formavano e si selezionavano le classi dirigenti del Paese. Ogni sistema elettorale risponde alla storia e cultura del Paese. È sbagliato pensare che le classi dirigenti siano neutre. Non a caso la Costituzione fu scritta prima della legge elettorale, la quale venne adottata con il metodo proporzionale, con pesi e contrappesi. Come non è un caso che il nostro Paese, da ormai 27 anni, vive un’instabilità istituzionale che ovviamente si ripercuote nell’economia e nella stessa selezione della classe dirigente del Paese.
Ciò ha determinato che la parte istituzionale che rappresenta la volontà popolare, cioè la politica, svolga un ruolo subalterno e precario nella direzione del Paese, determinando un vuoto politico che viene gestito dalla burocrazia autoreferenziale: magistratura, alta burocrazia, istituzioni di garanzia, di controllo, bancarie. La cura necessaria sarebbe un’Assemblea Costituente composta da 100 o 200 membri eletti in modo proporzionale, con immunità totale e che per cinque anni conseguenti non sarebbero candidabili in nessuna istituzione elettiva.
In un anno, gli eletti ridisegnerebbero in modo armonico, con pesi e contrappesi, la nuova Costituzione per dare inizio ad una vera Seconda Repubblica di riconciliazione nazionale e che si lasci alle spalle le ideologie totalitarie del secolo scorso. Queste elezioni europee ci offrono uno spettacolo desolante dello stato dei partiti e dunque della politica che essi esprimono. Nel centrodestra c’è una transumanza umana di personaggi “politici” da Forza Italia verso la Lega (considerata quella che avrà più posti) e in questo riciclo, coloro che non trovano ospitalità presso la Lega cercano accoglienza in Fratelli d’Italia, la quale dovendo superare lo sbarramento elettorale, si trova nelle condizioni di accogliere quasi tutti. Gli esclusi ritornano in Forza Italia.
Tutto ciò accade nella totale indifferenza dei programmi politici delle singole forze politiche. Chi è stato tra i popolari o i liberali è disponibile a sedere insieme alla Le Pen. Fratelli d’Italia, che potrebbe svolgere un ruolo alternativo alla Lega, la rincorre a destra. Fratelli d’Italia non comprende che esisterebbe uno spazio per loro solo a sinistra della Lega, superando questa bugia del sovranismo e facendo una loro Bad Godesberg del fascismo lasciandolo alla storia e guardando al futuro mediante un approccio liberaldemocratico e riformista.
Forza Italia unica forza liberale è prigioniera delle sue mancate scelte di non aver creato un gruppo dirigente vero, che sappia sopravvivere al suo fondatore ed indicare una speranza ed un futuro liberale per il Paese.
Se Atene piange (il centrodestra) Sparta non ride (centrosinistra e 5 stelle). La segreteria di Zingaretti tende a ricreare una brutta copia del vecchio Pci. I riformisti all’interno sono prigionieri del loro leader Renzi, il quale in quattro anni ha bruciato il consenso politico avuto dai riformisti e liberali del Paese delusi dal centrodestra, ed un suo riciclarsi farebbe abortire sul nascere qualunque formazione politica in cui sia il leader.
Liberi e uguali sono ormai i reduci di un comunismo mai assopito, ma di cui si vergognano, ed hanno perso quell’elettorato massimalista, manicheo e giustizialista da loro creato e cavalcato, ma trasferitosi armi e bagagli nel più genuino partito dei magistrati alla Pier Camillo Davigo (il Pm di Mani Pulite che ha detto: “Non esistono politici innocenti ma colpevoli che non son ancora stai scoperti”) che sono i cinque stelle. Con questo scenario il 26 maggio andremo a votare turandoci il naso perché i liberali i popolari e liberalsocialisti i riformisti, ovunque sparsi, voteranno ciò che riterranno il meno peggio.
di Roberto Giuliano