mercoledì 8 maggio 2019
Il direttore Arturo Diaconale ha descritto da par suo, nell’editoriale vergato il 7 maggio, la cappa di ipocrisia che ruota intorno al Salone del Libro di Torino e l’uso strumentale che nel dopoguerra si è consumato in tema di antifascismo.
Non ci sarebbe da aggiungere altro se non fosse che specularmente la doppiezza ha riguardato anche l’uso che si è fatto della Resistenza e del presunto Arco Costituzionale come se a destra non si potesse proprio perdonare nulla mentre l’appartenere alla sinistra fosse una sorta di salvacondotto buono per ogni nefandezza.
Volendo rimanere in ambito editoriale, non si ricordano diserzioni alle kermesse culturali alle quali partecipava Giangiacomo Feltrinelli il quale, oltre ad essere un sapiente editore, fu anche fondatore negli anni settanta dei Gap (Gruppi d’Azione Partigiana), una delle prime organizzazioni armate di sinistra della stagione degli anni di piombo. Nessuno gli rimproverò mai le sue aderenze con Renato Curcio e Alberto Franceschini, in seguito fondatori delle Brigate Rosse.
Nessuno degli antifascisti si è mai stracciato le vesti allorquando si è trattato di coprire attraverso il soccorso rosso eccellenti scrittori del calibro di Cesare Battisti che anzi furono trattati con tutti gli onori manco ci trovassimo di fronte ad eminenti intellettuali.
Nessuno si agita quando degli attempati ex brigatisti rossi – dismesso il passamontagna e la chiave inglese con cui furono ammazzati giovani come Sergio Ramelli o le armi con cui fu freddato Angelo Mancia – indossano la cravatta e vanno a fare i sapientoni nelle università o nei convegni fighi.
Quella fascista è un’ideologia che non tornerà perché è stata consegnata alla storia in maniera irrevocabile. Chi oggi si definisce fascista esprime pensieri anacronistici e forse folcloristici.
Ma che si debbano accettare lezioncine da coloro i quali – come la sinistra intellettuale e bobò – ha le mani sporche di sangue e armadi pieni di scheletri, beh è un fatto inaccettabile ai limiti dell’irritante.
di Vito Massimano