giovedì 2 maggio 2019
Il leitmotiv della campagna elettorale per le Europee è il caso Siri. Terreno di scontro quotidiano tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. La Lega difende il suo sottosegretario al ministero del Trasporti e delle Infrastrutture indagato per corruzione, mentre gli alleati del Movimento 5 stelle ne chiedono, costantemente, le dimissioni. Anche se nell’ultima settimana il leader grillino sembra avere allentato la morsa sul premier Giuseppe Conte, oggi nel corso della presentazione del programma per le Europee del 2019, ha detto che “sulla questione morale non arretriamo: per noi del M5s le regole si rispettano comunque si chiami la persona coinvolta nelle indagini, perciò applicheremo sempre lo stesso trattamento, sia se si tratti del M5s o di un alleato”.
In mattinata, Di Maio ha ammesso che “ci sono tensioni, ma il governo andrà avanti. Noi chiediamo le dimissioni perché per noi è un’inchiesta che implica una questione morale. Poi sono sicuro che se verrà giudicato innocente, tornerà a fare il sottosegretario. Credo che la stragrande maggioranza degli italiani condivida il fatto che uno che è coinvolto in un’indagine di corruzione e che parla di mafia non possa restare sottosegretario. Detto questo ho piena fiducia nel fatto che Conte stia seguendo la vicenda e trovi una soluzione per questo governo e per noi e credo anche che Salvini farà la scelta giusta, anche perché ormai ci sono parlamentari della Lega che quando li incontro mi dicono che Siri debba dimettersi”.
Giancarlo Giorgetti non ha dubbi: “Armando Siri resta al suo posto, lì, senza deleghe, al suo dicastero”. Per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, plenipotenziario del Carroccio nel governo gialloverde, come riporta il Corriere della Sera, “non c’è nessuna melina. Nel contratto che abbiamo stabilito ci sono delle regole ed è chiaro che il rinvio a giudizio presuppone che ci sia una verifica preventiva che al momento nessuno conosce”. Secondo Giorgetti, “è chiaro che se si fa politica si è, quasi quotidianamente, sotto l’attacco degli avversari politici e non solo. È una cosa da mettere in conto per chi fa politica”.
In un’intervista a Repubblica, Giulia Bongiorno, ministra della Funzione Pubblica ha dichiarato che “Siri è stato trattato dai media come un condannato definitivo, mentre è un indagato per fatti di corruzione che ha subito chiesto di essere ascoltato, ma ancora non ha reso interrogatorio. Da oggi secondo me dovrebbe calare il silenzio, in attesa dei chiarimenti che fornirà”.
Un fatto è certo: Siri, per ora, non ha alcuna intenzione di dimettersi. Anche perché può contare sul sostegno del partito. “Alla Lega ci pensa la Lega” ha tagliato corto Matteo Salvini. “Noi – ha detto il leader leghista – ci stiamo occupando di vita reale e quindi non ho tempo da perdere con altre polemiche, ho detto tutto quello che dovevo”. Ieri sera, alla conclusione di un comizio a Civitavecchia (dove è spuntato uno striscione “Io sto con Siri”), il leader del Carroccio aveva detto di “non aver sentito il ministro del Lavoro durante la giornata”. Segno chiaro di un rapporto che rimane teso.
di M.T.