martedì 9 aprile 2019
Un giorno, uscendo dal Palazzo di Giustizia di Piazza Cavour, Roberto Ascarelli, valentissimo avvocato, esponente della Massoneria, Israelita sfuggito (era riparato in Svizzera) allo sterminio dei suoi Correligionari, militante politico di parte liberaldemocratica, che onorava me, appena approdato all’esercizio della professione, di una cordiale amicizia, mi disse: “Facciamo attenzione. L’Olocausto ha radici antiche e coperture moderne del suo sopravvenire. È nato da molte cose, dall’intolleranza religiosa, dalle barzellette, dall’intolleranza, delle differenze vere e di quelle, magari, presunte. Ma la causa prossima più spaventosa è l’indifferenza, nel voltarsi da un’altra parte di fronte ai delitti realizzati o, magari, solo invocati…”.
Parole sante, cioè terribili, di condanna di tanti che hanno, poi, continuato ipocritamente a predicare “che non sapevano…”. Accade così di fronte alle peggiori devastazioni della civiltà. Sta accadendo così di fronte alle sconcezze legislative e politiche perpetrate da questo Governo di perdigiorno da “Bar dello Sport”, di avvocaticchi per sentito dire, di arroganti ministri “sanaporcelli”, di ebeti alle prese con i grandi problemi, la grande avventura del vivere civile.
È in corso una devastazione sistematica delle nostre leggi penali. Si inventano reati per quel che si sente dire dell’ultimo clamoroso caso di cronaca nera. Si sta sopprimendo la proporzionalità delle pene rispetto alla gravità dei delitti. Si pretende di stabilire la gravità dei delitti secondo la misura dei titoloni dei giornali. Si inventano “nuove” fattispecie con qualche rottame mal interpretato di quelle già previste nei Codici. Ma, soprattutto, è rilevante la disinvoltura con la quale si fa ricorso a frasi che dovrebbero delimitare alcuni certi comportamenti che la legge vuole punire (“traffico di influenze illecite” è un esempio, forse nemmeno il più tipico del non saper definire - si fa per dire - le fattispecie di reato). Non si tratta di gaffes, sia pure frequenti, ma di un’ondata subculturale che tende ad arrivare alla distruzione epocale del diritto in quanto tale.
Persone a me vicinissime, ma lontanissime dal mio impegno e da questo mio estremo affermare principi e combattere per i lumi di una civiltà che ho visto offesa e sul punto di soccombere e che ho sempre sperato di veder risorta, affermarsi, essere rispettata, rendermi invece conto proprio dai loro atteggiamenti che i miei discorsi su tutto ciò, malgrado il sopraggiungere di altre baggianate, sembra interessarli assai poco, è cosa che mi allarma e mi deprime. Sento e vedo che restano indifferenti. Il mondo che stanno costruendo o che si illudono di costruire intorno a loro è il mondo del “tira a campare”.
La malattia della nostra Società, della nostra Nazione, della nostra Repubblica è lo spegnersi della passione civile. Pensare, cari amici avvocati, di farvi un nome, di esercitare degnamente, con successo e con il rispetto altrui una professione fondata sulla scienza giuridica del “Sanaporcelli” Salvini, del misterioso Ministro in presunta (forse) Bonafede, nel maneggiare la scienza di un Toninelli, non è un’ingenuità né espressione di rassegnazione. È un peccato mortale contro la vostra stessa dignità.
E veniamo ai particolari. C’è chi, più pericoloso degli stessi Leghisti e Cinquestelluti, pensa che Salvini ci salverà dai Cinquestelle, che farà qualche danno, “ma non si può sperare di meglio”. E che Di Maio, dagli e dagli, finirà col far abbassare almeno un po’ la cresta al “Sanaporcelli”. Pensare di affidare la nostra salvezza all’esito delle sconce risse oramai quotidiane tra le due fazioni di energumeni che ci governano è pura follia.
Potrei continuare per pagine e pagine e vi annoierei più di quanto forse ho già fatto con le prime righe. Se gli indifferenti, di fronte all’Olocausto degli Israeliti mi hanno dato e mi danno un senso di schifo, gli indifferenti dell’olocausto del Diritto, delle strutture economiche e politiche del Paese mi danno una pena profonda ed un profondo sconforto. C’è ben altro da fare che compiacersi delle risse tra gli sciagurati del Governo. Non c’è sondaggio, non c’è calcolo che possa convincermi del contrario.
di Mauro Mellini