lunedì 1 aprile 2019
L’Ocse boccia ‘Quota 100’. E il governo gialloverde va in tilt. Nell’esecutivo, infatti, volano stracci. I protagonisti di giornata sono il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Nel report sul nostro Paese, l’Ocse conferma le stime dell’Interim Economico Outlook rilasciato lo scorso 6 marzo. Secondo la rilevazione il nostro Pil dovrebbe registrare una contrazione dello 0,2 per cento nel 2019 e un aumento dello 0,5 per cento nel 2020. Numeri che testimoniano una vera e propria recessione. A detta degli economisti di Parigi frenano la ripresa proprio le riforme avviate dall’attuale governo, in modo particolare ‘Quota 100’ e il reddito di cittadinanza.
Luigi Di Maio interviene subito su Facebook, stigmatizzando il rapporto. “Qualcuno – scrive il vicepremier – seduto su una scrivania lontano migliaia di chilometri, crede che l’Italia per ripartire debba attuare politiche di austerity? Bene, le facessero a casa loro”. Di Maio ricorda che “a settembre 2018 ci chiedevano di non cancellare la Fornero. Oggi in un nuovo report, scrivono che bisogna subito abrogare ‘Quota 100’ perché crea debito e disuguaglianze e che il reddito di cittadinanza incoraggia l’occupazione informale e crea trappole della povertà. Sapete cosa significa tutto questo? Che stiamo andando nella giusta direzione”. Di Maio rispetta l’opinione di tutti, “ma quando non perdi occasione per sparare contro il mio Paese e contro gli italiani no, mi dispiace, ma questo non lo accetto. Andiamo avanti così, con lo scopo di restituire dignità ai cittadini”.
In buona sostanza, il messaggio è chiaro. Secondo il leader grillino, l’istituto di Parigi non dovrebbe intromettersi nella politica italiana. Ma poco dopo il suo post arriva la doccia fredda. Giovanni Tria smentisce pubblicamente il vicepremier, facendogli notare che “il report non parla di austerity”. Non solo. Tria “condivide la necessità di tenere presente gli aspetti indicati dall’Ocse nel suo rapporto. Ricordo come ne abbiamo tenuto conto fino a oggi nella scelta del reddito di cittadinanza. Siamo consapevoli che dovremo fare molto di più”.
di M. T.