lunedì 4 marzo 2019
Il contratto che è alla base dell’accordo tra Movimento 5 Stelle e Lega testualmente recita: “Con riguardo alla linea ad Alta Velocità Torino-Lione, ci impegniamo a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”.
E quel ‘ridiscuterne’ - a meno che non si voglia, a tutti i costi, continuare a stravolgere in modo stravagante la lingua italiana - non vuol dire abolire a priori, non significa mandare tutto a farsi benedire, non palesa un “No” secco alla realizzazione dell’opera.
Certo, finché esiste qualche imbecille che sostiene che la Torino-Lione serve solo a consegnare più velocemente le mozzarelle in territorio francese, non si andrà molto lontano: non solo con la Tav ma anche, e purtroppo, come Paese. Perché, come è noto anche ai meno attenti (a meno che non abbiano le Cinque Stelle tatuate sulle poco spaziose fronti), quel tratto ferroviario servirebbe a collegare il nord-ovest italiano al resto del continente: non è un tratto ferroviario “fine a se stesso”, ma una ulteriore via per lo sviluppo commerciale (e non solo) dell’intera nazione. E chi si ostina a dichiararsi amico dell’ambiente dovrebbe capire che un maggior traffico sviluppato su rotaia porta con sé un meno intenso trasporto su gomma con conseguente minore inquinamento dell’aria.
Tra lo sviluppo economico e il recupero di voti, francamente, optiamo per il primo anche perché le irrealizzabili promesse si stanno rivelando, ogni giorno che passa, come una interminabile pioggia di stelle cadenti nella miglior notte di San Lorenzo.
di Gianluca Perricone