martedì 19 febbraio 2019
Sono bastati alcuni mesi di un cosiddetto Governo Movimento Cinque Stelle-Lega per gettare il nostro Paese in un caos spaventoso che mette in gioco la stessa esistenza della Repubblica Italiana. Una indivisibile (articolo 5 della Costituzione).
Non c’è stato bisogno che queste bande di sciagurati affrontassero appositamente questioni costituzionali (come volle fare Matteo Renzi col suo “Partito della Nazione” andando incontro alla débâcle del referendum che respinse quel suo incredibile pasticcio). Così con il procedimento per la sua prova della “grande impresa” del debito da contrarre per il cosiddetto “Reddito di cittadinanza”, tutte le questioni messe sul tavolo dal Governo Lega-Cinque Stelle (in realtà Salvini-Casaleggio Associati) hanno coinvolto questioni di costituzionalità e problemi di rapporti istituzionali ed oltre ai danni arrecati alle finanze ed all’economia del Paese, hanno lasciato tracce gravissime nel tessuto costituzionale dello Stato, maltrattato per giungere comunque ad una soluzione dei pasticci governativi.
Ma ora sono venute al pettine direttamente questioni relative all’assetto istituzionale. La questione delle autonomie speciali rivendicate da alcune Regioni del Nord (quelle più ricche e meno maltrattate in un recente passato) benché non dipendenti direttamente da un’iniziativa della compagine (si fa per dire) governativa, portate avanti dall’attuale maggioranza, con criteri, metodi e patrimonio di “sapienza giuridica” di persone del genere, rischia di mandare in pezzi l’Italia come entità economico-politica. In pochi mesi questa gente è capace di disfare l’opera del Risorgimento.
Il sistema delle autonomie regionali non fu tra le cose migliori prodotte dalla Costituente per segnare la fisionomia della Repubblica. Problemi di competenza, di metodo, di equa distribuzione di oneri e vantaggi non sono stati risolti o non lo sono stati nel migliore dei modi. Le Regioni a Statuto Speciale, tali per antiche ed irrisolte questioni della diversità dei loro problemi, di fronte a quelli dell’Unità nazionale, perché in se stesse “speciali”, diverse nel contesto della Repubblica, hanno, poi, trovato una classe politica locale che facesse un buon uso di tale privilegio. La specialità si è ridotta essenzialmente ad un diverso trattamento economico. Il contrario delle ragioni per le quali gli Statuti speciali erano stati concessi.
Ora tutti vogliono essere “speciali”, godere della “specialità” di arranfare un po’ più di soldi. E la questione, assurdamente viene considerata riguardare solo quelle Regioni, non la Repubblica, che rischia di andare in frantumi. Una sola voce ragionevolmente indignata, quella del Presidente della Regione Campania.
Se la questione delle Regioni non fu regolata nel migliore dei modi da un consesso di cui faceva parte un Costantino Mortati, per non fare un elenco non breve, immaginate che ne verrebbe fuori dal pensiero dei vari Toninelli, stimolati solo da improvvisati localismi. Questa delle Regioni a “Statuto Ordinariamente Speciale” è la più assurda e micidiale impresa di questi sciagurati. Nelle loro mani essa diventa quella dello scioglimento della Repubblica. Se qualcuno vuole ciò, non mancheremo di additarlo come nemico pubblico, senza che intervenga il genio giuridico di un Procuratore di Agrigento. Il Codice penale sta a qualificarlo.
Ma tutti e subito dobbiamo unirci contro gli sciagurati di questa fatta. Altro che le piroette tra l’alleanza e l’opposizione del Cavaliere Silvio Berlusconi! Chi è contro l’unità della Repubblica è contro la Nazione, contro noi tutti. Non c’è da aspettare. Né da rispettare il delitto.
di Mauro Mellini