Gabrielli: “troppe scorte, sistema va rivisto”

giovedì 7 febbraio 2019


“Questo è un Paese che ha troppe scorte, dobbiamo dircelo. Sono troppe e siccome le risorse sono poche forse una riconsiderazione la dobbiamo fare”.

Il capo della Polizia di Stato Franco Gabrielli va dritto al cuore del problema, con le polemiche sulla scorta tolta e poi riassegnata a Sandro Ruotolo ancora vive e nel giorno in cui il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di Bergamo assegna la tutela al giornalista di ‘Repubblica’ Paolo Berizzi per le continue minacce di gruppi neofascisti. Per proteggere davvero chi è minacciato da mafie e criminali, è il suo ragionamento, è necessario che l’assegnazione dei servizi di tutela venga fatta non sulla base di “automatismi”, ma su una valutazione che prenda in considerazione non i “rischi possibili” ma i “rischi probabili” a cui la persona da proteggere è esposta. L’occasione per fare il punto sulle scorte la offre la presentazione del libro ‘La mafia dei Pascoli’ di Giuseppe Antoci, l’ex presidente del parco dei Nebrodi che proprio grazie al fatto che gli era stata assegnata una scorta, oggi è salvo.

“La sua storia - esordisce Gabrielli - è lì a dimostrarci la straordinaria necessità di salvaguardare le istituzioni. Io sogno un paese in cui i temi della sicurezza non siano temi da competizione elettorale”. E quello delle scorte è uno di questi argomenti. “Innanzitutto - sottolinea ancora il capo della Polizia - le scorte non sono assegnate o revocate per un giudizio divino ma per le valutazioni di persone che si assumono la responsabilità di decidere, cosa rara in questo paese. Dunque ci vuole rispetto per quelle persone”. E poi il sistema va rivisto. “Fuori da strumentalizzazioni, commenti da strada e automatismi per i quali l’incarico che si ricopre presuppone la scorta”, dice ancora Gabrielli sottolineando che su questo fronte non ci sono state pressioni da parte del ministro Matteo Salvini.

“Ha un approccio assolutamente laico alla questione, non ha dato percentuali né ha suggerito approcci ragionieristici”. E d’altronde al Viminale ad una razionalizzazione dei dispositivi ragionano da mesi. Gli ultimi dati, che risalgono a novembre scorso, dicono che attualmente sono in vigore 585 scorte (quasi la metà per magistrati, poi leader politici nazionali e locali, dirigenti d’impresa, giornalisti e esponenti governativi), di cui 15 per personalità nei confronti delle quali c’è la massima allerta. Si tratta di un dispositivo che occupa complessivamente quasi 2.100 uomini e donne di Polizia, Carabinieri, Guardia di finanza e Polizia Penitenziaria. Alle 15 personalità con la massima protezione (171 agenti), ce ne sono altre 57 che hanno invece la protezione di ‘secondo livello’, vale a dire una scorta su auto specializzata (383 agenti in tutto) composta da più mezzi. Per altri 276 cittadini la tutela su auto specializzata è di terzo livello (823 agenti impiegati) e 237 hanno una tutela su auto non protetta, vale a dire una scorta di quarto livello che coinvolge 695 operatori.


di Redazione