mercoledì 6 febbraio 2019
Nell’ambito dei disturbi psicotici (caratterizzati da molte percezioni alterate della realtà) che - da qualsiasi psichiatra - vengono curati anche attraverso delle modifiche da operarsi nello stile di vita, il disturbo bipolare, oltre a comportare soventi alterazioni d’umore, è caratterizzato dalla forte stravaganza.
In genere, chi ne è afflitto non lo riconosce e considera gli altri (quasi si autocompiacesse di essere una sorta di semidivinità onnipotente) tutti affetti da patologie invalidanti. La caratteristica della bipolarità è completamente opposta alla sindrome depressiva perché, mentre quest’ultima è transitoria e alterna alti e bassi d’inclinazione, la prima importa degli stati psicologici piuttosto elevati, onnipotenti e di sovente ottimistici. Le conseguenze che questa perturbazione comporta sono caratterizzate da molte ore di lavoro perdute, laddove si è usi a “troncare” innumerevoli relazioni affettive, con forti periodi di spesa immotivati e possente spirito di litigiosità, dovuto a un nervosismo crescente: non di rado con tendenza al suicidio.
Perché apro questa riflessione con una sorta di parentesi cognitiva e informativa in ordine a una tipologia di disturbo psichiatrico definito “grave”? Perché l’attuale esperienza politica e istituzionale l’Italia non l’aveva ancora attraversata; in quanto si sono susseguite - dopo tanti governi di mediazione e di compromesso proporzionale tra “diversi” (sperimentati nella cosiddetta Prima Repubblica) - due altre tipologie di momenti di governo maggioritarie: quella connotata dal “io sono migliore di te” (che ha contrassegnato la Seconda Repubblica), fino a giungere all’attuale, dove convivono nello stesso Esecutivo - con questa sorta di “schizofrenia bipolare” (io dico sì e tu “no”) - le presenze confliggenti gialloverdi.
Una maggioranza, di fatto, borderline, con oscillazioni (benedette dal Presidente della Repubblica) che lasciano interdetti i loro stessi elettori: i quali non riescono più a orientarsi tra i deliri di onnipotenza scientifica (no ai vaccini), con i rigurgiti di ricordo approssimativi (il male è del tutto ereditato da “quelli di prima”) e pure con linee del tutto confliggenti su medesime questioni (alta velocità ferroviaria). Questa sindrome bipolare, del tutto nuova, la sta curando, con un ottimismo che costeggia il ridicolo (“il 2019 sarà bellissimo”), il professor Giuseppe Conte, che ha 54 anni ed è originario di Volturara Appula.
di Sante Perticaro