mercoledì 19 dicembre 2018
Il Ddl anticorruzione è legge. L’Aula della Camera approva con 304 sì, 106 no e 19 astenuti il testo che è uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle. Ampiamente rispettato il timing annunciato dal Guardasigilli Alfonso Bonafede che, dopo la cancellazione al Senato della norma che depotenziava il reato di peculato, aveva assicurato il via libera definitivo entro Natale.
Un via libera definitivo che arriva in tempo per lo “Spazzacorrotti Day”, con tanto di banchetti e gazebi targati M5s in piazza, fissato per il prossimo 22 dicembre. Per “celebrare” quello che i pentastellati definiscono “un provvedimento epocale”, i deputati, subito dopo il voto, escono dalla Camera e festeggiano davanti a Montecitorio insieme a Luigi Di Maio e al ministro Bonafede. Oltre alla sospensione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio che dovrebbe entrare in vigore dal primo gennaio 2020, altri punti centrali della legge sono il Daspo a vita per corrotti e corruttori e l’allargamento della platea di reati per i quali è prevista anche la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Sono poi previsti casi di non punibilità per chi corrompe, ma poi denuncia i fatti volontariamente o dà indicazioni utili per individuare gli altri responsabili.
C’è il cosiddetto “Agente sotto copertura”, che potrà intervenire anche nella lotta ai reati contro la Pubblica amministrazione e che non è punibile per eventuale attività di infiltrazione. Quindi scatta l’obbligo di rendere pubbliche le donazioni a partiti e movimenti politici che superano i 500 euro l’anno. L’esame alla Camera del provvedimento, che è poi tornato al Senato per via di un emendamento di riforma del peculato che era stato introdotto a sorpresa in commissione con voto segreto, è andato spedito. Sono state respinte le uniche tre proposte di modifica presentate (due delle quali a scrutinio segreto) e la maggioranza “blindata” stavolta ha tenuto.
A “sorvegliare” le votazioni perché non ci fossero sorprese, sono stati, dai banchi del governo, Luigi Di Maio, Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini. Quest’ultimo ha lasciato l’emiciclo poco prima del voto finale, segnato da un fragoroso applauso dei 5S e da un lungo abbraccio tra Di Maio e Bonafede che ha dedicato questa legge “ai nostri giovani” e “agli italiani che si spaccano la schiena”.
Al momento del voto FI ha abbandonato l’Aula perché, come ha spiegato Enrico Costa, “noi non siamo complici dell’ omicidio del processo penale”. La Lega non si è spellata le mani, mentre l’opposizione confida nella Corte Costituzionale perché il testo cambi. “La legge cosiddetta spazzacorrotti approvata oggi andrebbe più correttamente chiamata legge spazzagaranzie”, sottolinea Alfredo Bazoli del Pd. Durante il flash mob improvvisato dai 5 stelle dopo il voto, al quale non si uniscono i leghisti né Matteo Salvini, spuntano cartelli con la scritta “Spazzacorrotti-Bye bye corrotti”, “Attenzione - Cambiamento in corso” e uno striscione che recita “Spazzacorrotti prima vera legge Anticorruzione dai tempi di mani pulite”.
“Niente sarà più come prima, finora gli onesti erano stati trattati da fessi, ma adesso cambia tutto”, urla Di Maio, che ringrazia la Lega e aggiunge: “Con questa legge rimettiamo un po’ di merito di nuovo al centro delle politiche pubbliche dello Stato”.
Poi, sentendo un elicottero che sorvola la piazza, ironizza: “Sta andando a prendere i primi corrotti grazie alla nostra legge”. Una legge che per il ministro della Giustizia “è solo l’inizio: ora arriverà la riforma del processo penale, perché questo abbia tempi brevi, certi e ragionevoli”.
di Redazione